"Io vorrei non vederlo più, vorrei sparire dalla sua vita ma non so come farlo perché mi sento in colpa, ho paura che possa farsi del male in qualche modo". Lo diceva in un audio inviato alle sue amiche, Giulia Cecchettin, 39 giorni prima di sparire ed essere uccisa dall'ex fidanzato Filippo Turetta. "Mi sento in una situazione – diceva Giulia - in cui vorrei che sparisse, non vorrei nessun contatto con lui. Ma mi dice che è depresso, che non vuole mangiare, che passa le giornate a guardare il soffitto e che pensa solo ad ammazzarsi, che vuole morire", prosegue riferendosi all'ex fidanzato.
Quando, dopo una fuga di sette giorni e mille chilometri, sabato 22 novembre alle 22.30 Filippo Turetta, è sceso dalla sua Punto nella corsia di emergenza dell'autostrada Berlino-Monaco ha alzato le mani e ha detto in inglese: "Ho ammazzato la mia fidanzata – riporta l’AGI, Agenzia Giornalistica Italia -, ho vagato questi sette giorni perché cercavo di farla finita, ho pensato più volte di andarmi a schiantare contro un ostacolo e più volte mi sono buttato un coltello contro la gola ma non ho avuto il coraggio di farla finita".
Non è una confessione che 'vale' per le indagini italiane quella resa ai poliziotti tedeschi ma sono le prime parole, in attesa di possibili dichiarazioni ai magistrati, del ragazzo accusato di avere ucciso l'ex fidanzata Giulia Cecchettin abbandonandone il corpo vicino al lago di Bracis dopo averla aggredita in due fasi, a Vigonovo e a Fossò. Il dettaglio che colpisce è che Turetta l'ha definita "fidanzata" e non "ex" anche se la loro storia era finita per decisione della studentessa ormai vicina alla laurea in ingegneria biomedica che non è riuscita a discutere.
Filippo Turetta – sempre secondo l’AGI - aveva ferite alle mani e alle caviglie, la cui natura sarà da chiarire, e vistose macchia di sangue sugli abiti. Con sé un coltello, il cellulare, duecento euro in contanti, un guanto solo, una carta bancomat prepagata. I giudici tedeschi di Naumburg hanno dato il via libera alla sua consegna in Italia che avverrà nei prossimi giorni ritenendo che non ci fossero ostacoli all'invio in Italia e visto anche il consenso del giovane, detenuto nel carcere di Halle sulla base di un mandato di arresto europeo. Non c'è ancora certezza sulla data, potrebbe essere già venerdì ma è solo un'ipotesi. A quel punto il ventiduenne sarà portato con un volo di linea nel carcere di Venezia e interrogato dalla gip Benedetta Vitolo che ha firmato l'arresto per sequestro di persona e omicidio aggravato.
Interrogatorio di garanzia, quindi con la possibilità di scegliere se avvalersi della facoltà di non rispondere oppure parlare, in base anche alla strategia ritenuta più opportuna dal suo legale, Emanuele Compagno. Il legale ha affermato che sarà valutata la possibilità di chiedere una perizia psichiatrica.
"Era un ragazzo d'oro, non aveva mai dato problemi, aiutava tutti". In un'intervista al 'Corriere della Sera' i genitori hanno raccontato il loro stato d'animo. "Non siamo una famiglia patriarcale, vederci descrivere così ci addolora molto" le parole di Nicola ed Elisabetta secondo i quali a Filippo è "scoppiata qualche vena in testa, non ci sono spiegazioni per quello che è successo". L'autopsia di Giulia è stata programmata per il prossimo 1 dicembre. Intanto a Vigonovo, il commovente 'muro' di fiori e biglietti cresce sempre di più e il sindaco ha deciso di 'spostarlo' dalla casa della famiglia della ragazza a Villa Zanon, sede del Municipio, sotto la gigantografia che ritrae Giulia in abito rosso, su un'altalena. "In questo modo - ha fatto sapere il sindaco Luca Martello - sarà più ampio e sicuro lo spazio che ospita questi segni di meraviglioso e grande affetto e che rappresentano le persone che si stanno interrogando sul gesto di questa grande sofferenza".
Redazione sintony.it