News

Attualità
25 Settembre 2023

Messina Denaro, il boss dei mille segreti e dei mille crimini

Con lui si chiude un capitolo della mafia italiana, ma guardia sempre alta nella lotta alla criminalità organizzata italiana

È di oggi 25 settembre la notizia della morte del boss Matteo Messina Denaro, 62 anni uno dei membri più pericolosi e potenti di Cosa Nostra. Arrestato lo scorso 16 gennaio dopo 30 anni di latitanza, era ricoverato da agosto all’ospedale dell’Aquila per un tumore al colon al quarto stadio, e ora inizieranno le partiche per la riconsegna della salma alla famiglia, rappresentata dalla nipote, l’avvocata Lorenza Guttadauro.

 

Matteo Messina Denaro, peggiorano le condizioni del boss di Cosa Nostra:  sottoposto a terapia del dolore- Corriere.it

 

La sua vita criminale inizia nel 1962 quando nasce in una famiglia mafiosa di lunga data che sin da giovanissimo lo coinvolge nelle sue attività criminali. Crescendo prosegue le sue attività all’interno della mafia siciliana fino al raggiungimento degli alti ranghi di Cosa Nostra, specialmente dopo l’arresto del boss Totò Riina nel 1993. Da qui la fuga e la latitanza durata 30 anni che l’hanno reso uno dei criminali più ricercati d’Europa. La sua morte lascia poco sollievo e molti conti in sospeso, ma soprattutto l’astio dei familiari delle vittime, per quell’uomo che senza vergogna ha sempre negato i crimini commessi e non si è mai pentito, come aveva ribadito nel primo interrogatorio dopo l’arresto lo scorso 13 febbraio di fronte ai magistrati di Palermo.

 

Matteo Messina Denaro

 

Ritenuto responsabile di numerosi omicidi, estorsioni, traffico di droga, armi e associazione mafiosa, la sua morte è difficile da metabolizzare, come racconta all’Adnkronos Nicola Di Matteo, fratello del piccolo Giuseppe, strangolato e sciolto nell’acido a 14 anni, il cui omicidio sarebbe stato mandante  anche   Messina Denaro: "Mi auguro che possa vivere il più a lungo possibile per avere una lunga sofferenza, la stessa che ha imposto a mio fratello, un ragazzino innocente" aveva detto Di Matteo, come tanti altri, devastato dal dolore e dal senso di ingiustizia causati dalla mafia. Una simile condotta non si può perdonare, è questo il pensiero generale della comunità, ma secondo il sindaco di Castelvetrano città natale del boss “bisogna portare rispetto per la morte” a differenza della mafia che disonora le sue vittime. Questa morte rappresenta l’inizio di un nuovo capitolo per la comunità, dopo gli anni di terrore e monopolio da parte del boss, e ci si aspetta che la città rinasca e sia valorizzata per le peculiarità che il territorio ha da offrire, sempre negate e impedite dalla criminalità.

@Redazione Sintony.it