Secondo la sentenza della Cassazione si è stabilito che la pubblicazione di una foto da parte del quotidiano Il Mattino, la quale immortalava una coppia di giovani, secondo il giornale, nell'atto di pagare il "pegno" a un parcheggiatore abusivo, non era lecita, visto e considerato che la donna era minorenne e dal volto perfettamente riconoscibile. Ma allo stesso tempo, i due ragazzi non hanno diritto a un risarcimento.
La notizia è stata raccontata nei dettagli dal Sole 24 Ore, e la foto in questione era stata diffusa, senza avere l'ok dei due ragazzi, a capo del pezzo intitolato ‘By night, dilaga il pizzo sulla sosta'. Nella didascalia si leggeva: "Un parcheggiatore abusivo indica a due motociclisti dove e come sistemare la moto nel vialone d’ingresso del Parco Virgiliano a Posillipo". L'immagine in questione era stata riutilizzata tre anni dopo, associando i due ragazzi a un parcheggiatore abusivo, con su scritto nella didascalia: "in alto un parcheggiatore abusivo, sopra sosta selvaggia in via Partenope".
Tuttavia, per la Cassazione non esiste un diritto all’immagine, né si può fare riferimento al diritto d’autore per gli scatti eseguiti in luoghi pubblici. Inoltre per la pubblicazione non è necessario il consenso, ma solo se l'articolo a cui viene associata l'immagine non apporta danni all'onore e della reputazione delle persone, e non crea un pregiudizio dimostrabile. L'unica eccezione è riferita solo ai minorenni, la cui immagine non può mai essere divulgata senza prima ottenere il consenso.
I giovani protagonisti dello scatto avevano contestato la situazione, soprattutto perché la ragazza, quando è stata scattata la foto, aveva solo 16 anni. I due, inoltre, sostenevano di essere stati ripresi mentre si trovavano accanto al loro scooter, e che la terza persona ritratta, non fosse un parcheggiatore abusivo bensì un amico.
Nella sentenza, in merito alla vicenda si legge: "Le fotografie che ritraevano la minore di certo non potevano ritenersi lesive della reputazione o dell’onore, attesane la connotazione oggettivamente non disdicevole, disonorevole o contraria a qualsivoglia disposizione di ordine pubblico o buon costume".
I due comunque non otterranno risarcimento, poiché sprovvisti della prova che la ragazza abbia subìto un danno dalla divulgazione dello scatto. La sua vita personale non era "in rilievo negli articoli oggetto di controversia, cosicché è da escludere che la riproduzione potesse anche solo larvatamente indurre a ritenere ragionevolmente che sia stato minacciato il suo equilibrio psichico e lo sviluppo armonioso e sereno della sua personalità", comunica la Cassazione.
Alessandro Paolo Porrà