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5 Giugno 2023

Emilila Romagna, WWF smentisce le “10 fake news sull’alluvione”

Secondo l’associazione ambientalista il territorio è stato violentato dall’uomo, troppe infrastrutture e poca cura degli alvei dei fiumi

Il WWF, che non è mai stato tenero con le istituzioni, la dice chiara-chiara: il territorio è stato violentato dall’uomo. Il territorio ha bisogno di cura. Cosa che non è stata fatta. L’alluvione che ha devastato l’Emilia in sostanza è colpa dell’uomo. L’emergenza alluvione e frane in Emilia-Romagna porta con sé, almeno secondo il WWF, affermazioni anche "di esponenti politici e della cultura che hanno dimostrato di non avere alcuna idea delle reali cause di quanto accaduto e di quali soluzioni potranno evitare in futuro il ripetersi di tragedie come questa. Mentre per il COVID si è avuto il buon senso di affidarsi agli scienziati, sul dissesto idrogeologico e soprattutto sulla crisi climatica il dibattito pubblico è si svolge senza le necessarie conoscenze ed è purtroppo influenzato da vere e proprie fake news", si legge nel report dell'organizzazione. 

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 

 

"La corretta informazione su questioni così importanti è l’ingrediente fondamentale sia per la sicurezza delle persone, sia per l’adozione di politiche efficaci basate sulle migliori conoscenze scientifiche - continua il report del WWF -. Chi, nel dibattito pubblico, continua a sostenere tesi in contrasto con la scienza e l’evidenza dei fatti, rimandando decisioni o investendo fondi pubblici in opere inutili o dannose, si assume una responsabilità enorme rispetto alle prossime tragedie che continueranno a trovare il nostro territorio non pronto agli effetti della crisi climatica.

 

Il WWF ha quindi individuato quelle che considera le principali fake news che stanno girando in questi giorni, contribuendo contestualmente a identificare soluzioni efficaci per salvare vite umane ed evitare miliardi di euro di danni.

 

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Le 10 principali fake news sul dissesto idrogeologico

1) Per prevenire disastri serve dragare i fiumi e scavare in alveo: FALSO. In gran parte dei fiumi italiani l’alveo si sta progressivamente abbassando a causa del minor apporto di sedimenti dato dalle innumerevoli briglie e dighe che ne interrompono la continuità, oltre che per il massiccio prelievo di inerti avvenuto negli scorsi decenni.

 

2) Per evitare inondazioni bisogna pulire gli alvei tagliando la vegetazione: FALSO. Mentre è corretto rimuovere tronchi e rami morti dall’alveo dei fiumi, la vegetazione che cresce sulle rive è fondamentale per la loro stabilità, per rallentare la velocità dell’acqua durante le piene, garantire la capacità autodepurativa, mantenere l’ombreggiatura e contribuire all’attenuazione dei periodi di siccità.

 

3) Non si fa manutenzione dei fiumi: FALSO. Se ne fa anche troppa, ma male e soggetta a meccanismi perversi che non garantiscono un’azione mitrata. Infatti, gran parte delle Regioni, Emilia-Romagna compresa, "appaltano” a privati la rimozione dei sedimenti o il taglio della vegetazione e i lavori si sostengono con il valore del materiale estratto o tagliato: risultato si interviene prevalentemente dove e quando conviene ai privati.

 

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4) Per evitare inondazioni è necessario rettificare i fiumi: FALSO. Rettificare il corso dei fiumi ne riduce la lunghezza complessiva, aumentandone così la pendenza e la velocità di deflusso. Il risultato è che nei periodi di piena l’energia del fiume è maggiore e maggiori sono i danni, così come un incidente stradale a 90 km orari è molto più letale di uno a 30 km orari.

 

5) La colpa delle inondazioni e del dissesto idrogeologico è delle nutrie ed altri animali: FALSO. Il 94% dei Comuni italiani è a rischio dissesto per frane e alluvioni, e in gran parte di essi nutrie ed altri animali fossori non sono presenti. Vero è che localmente le tane scavate negli argini di dimensioni minori possono intaccarne la solidità, per questo sono ben note soluzioni (come la modulazione della loro pendenza o l’apposizione di reti) che prevengono lo scavo. Alcuni degli argini o dei “muri” di contenimento hanno ceduto durante la tragedia dell’Emilia-Romagna per problemi strutturali dovuti a difetti di costruzione o alla mancanza di monitoraggio e manutenzione.

 

6) Per evitare inondazioni serve innalzare gli argini lungo tutto il reticolo idrografico: FALSO. Gli argini artificiali sono essenziali per proteggere insediamenti urbani e centri storici (e la loro manutenzione deve essere effettuata con cura e periodicità), ma la loro altezza è già al limite e non si possono rialzare ulteriormente; ,è semmai necessario ampliare le aree di esondazione, prevedendo dove possibile di spostare gli argini, in modo da ridare spazio ai fiumi.

 

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7) Servono casse di espansione: VERO. Le casse di espansione possono ospitare parte dell’acqua in eccesso durante le piene e restituirla una volta che la piena è passata. Tuttavia, dovrebbero essere un’estrema ratio perché sono una soluzione meno efficace rispetto ad interventi diffusi basati sulla natura in un’ottica di adattamento al cambiamento climatico.

 

8) Servono grandi dighe per evitare disastri come questi: FALSO. Le grandi dighe possono contenere le piene di un singolo fiume o di un singolo bacino a monte; sempre che nel momento del bisogno non siano già piene. La Romagna è dotata di una delle più grandi dighe d’Italia (quella di Ridracoli), ma questo non ha impedito la tragedia dei giorni scorsi.

 

9) Servono più infrastrutture: FALSO. Quasi il 10% del territorio italiano è già cementificato, incluse le aree a rischio inondazione. Questa situazione è particolarmente grave in Emilia-Romagna. Inoltre, in gran parte dei fiumi italiani, le infrastrutture hanno sottratto spazio al naturale alveo dei fiumi, limitando lo spazio per le piene e aumentando così il rischio per le comunità. Ovviamente sono utili difese e infrastrutture ben pianificate nell’ambito dei centri urbani.

 

10) Il cambiamento climatico non c’entra nulla: FALSO. Il cambiamento climatico causato dalle emissioni di gas serra da parte delle attività antropiche, sulle cui cause la comunità scientifica mondiale concorda ormai da anni (con l’eccezione di qualche singolo professore spesso legato al mondo dei combustibili fossili), che ha già portato ad un aumento medio di oltre 1°C delle temperature medie globali, sta avendo effetti particolarmente intensi sul bacino del Mediterraneo, alterando fortemente i cicli idrologici, allungando i periodi di aridità alternati da brevi periodi di piogge intense, sempre più frequenti e dove la quantità di precipitazioni che un tempo cadeva in mesi ora cade in pochi giorni. Sta a noi agire per limitare al più presto le emissioni ed evitare gli scenari peggiori e adattarci al cambiamento climatico in atto.

 

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Il WWF si toglie un sassolino dalla scarpa: "A questi dieci punti si aggiunge la retorica che vorrebbe addossare la colpa dell’alluvione agli ambientalisti che hanno vietato ogni opera: anche questo è del tutto FALSO - continua il WWF - Gli ambientalisti non hanno governato alcuna regione italiana, né tantomeno hanno avuto voce in capitolo nelle scelte dei governi nazionali e regionali. Inoltre - sottolienano - i Governatori regionali sono stati investiti del ruolo di Commissario straordinario per il dissesto idrogeologico da parecchi anni e avrebbero potuto muoversi facilmente e spesso in deroga a molti vincoli.  Viceversa, da decenni gli ambientalisti segnalano il rischio derivante da una cattiva gestione dei corsi d’acqua italiani, dalla distruzione e riduzione delle aree di esondazione che spesso ha ridotti i corsi d’acqua in semplici canali, aumentando il rischio idraulico e causando un collasso della biodiversità dei fiumi italiani (quasi il 60% dei quali presenta uno stato ecologico non buono). Quindi siamo davvero ad una situazione paradossale: accusare chi da 30 anni lancia l’allarme su fiumi e territorio perché, semplicemente, quello che avevano annunciato si è avverato".

Redazione sintony.it