Desta ancora stupore che chi ha soldi possa permettersi lussi da mille e una notte. L’ultimo dei lussi, almeno in Sardegna, è lo sfizio che il principe erede al trono di Giordania, Al Hussein bin Abdullah II, sta regalando alla sua promessa sposa, discendente della famiglia reale saudita Rajwa Khaled bin Musaed bin Saif bib Abduklaziz Al Saif (nella foto sotto). Un matrimonio principesco nel vero senso del termine in programma il 10 giugno a Cala Finanza, in comune di Loiri Porto San Paolo in una proprietà della Brilas Living in luxury immobiliare con vista sull’Isola di Tavolara. I ben informati dicono che il budget per la memorabile festa di nozze sia di due milioni di euro.
La passione per i sauditi e più in generale per i miliardari per la Costa Smeralda è ormai nota e la famiglia reale giordana ha voluto regalare all’amata del figliolo un vero e proprio gioiello. Un mega resort da 500 metri quadri per i 450 invitati super selezionati, da ospitare in un “gazebo” sorto all’improvviso sulla proprietà di Villa Joy, a Cala finanza. E’ evidente che le 17 depandances con 13 stanze da letto, sette bagni, una piscina, uno spazio da utilizzare come eliporto, campi da tennis non erano sufficienti ad ospitare un party reale. E quindi via alla costruzione di un capannone. Si, chiamiamolo così per comodità!
Ma è chiaro che una costruzione così non poteva passare inosservata. E il “caso", scoperto da La Nuova Sardegna e ripreso dalle testate nazionali, è andato a finire in Comune. Il sindaco di Loiri Porto San Paolo Francesco Lai, il 18 maggio ha inviato sul posto una pattuglia di vigili urbani, che hanno identificato le oltre 60 persone che vi stavano lavorando e verificato ciò che si stava costruendo. Poi i vigili sono tornati il 23 maggio mentre la struttura bianca (sicuramente un pugno in un occhio per quel contesto paesaggistico) cresceva e saliva in altezza (oltre 10 metri).
La legge regionale “consentirebbe di installare strutture temporanee e amovibili per 120 giorni in occasione di eventi eccezionali come matrimoni e concerti, senza richiedere autorizzazioni ma con una semplice comunicazione al Comune”: E questo sarebbe il caso del vistoso capannone. “Stiamo aspettando gli esiti degli accertamenti effettuati perché parrebbe che per strutture temporanee di questo tipo, abbiamo appurato che non c'è un centimetro di cemento, non ci sia bisogno di autorizzazioni. Di certo posso dire che saremo ligi affinché la struttura sia rimossa subito dopo l'evento", afferma il sindaco Lai. E noi ci permettiamo di aggiungere che sicuramente glil avvocati della Brilas Living in luxury immobiliare abbiano fatto le verifiche del caso.
Sembrerebbe quindi, dalle dichiarazioni del sindaco, che non sia stato utilizzato cemento, ma tubi innocenti, legno, pedane. Tutto amovibile. Per ora c’è una richiesta di accesso agli atti da parte del Gruppo di Intervento Giuridico. Ma sarà la Procura di Tempio Pausania, in base al verbale redatto dai vigili urbani, a verificare che non siano stati commessi dei reati.
Redazione sintony.it