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8 Maggio 2023

Lavoro, la metà degli italiani è insoddisfatta della propria busta paga

L’indagine di Changes Unipol per Ipsos evidenzia il malcontento dei lavoratori per la retribuzione, soddisfatta invece l’altra metà degli italiani

Quasi la metà degli italiani è insoddisfatta della propria retribuzione. E’ quanto emerge dallo studio di Changes Unipol che ha realizzato una nuova ricerca elaborata da Ipsos, analizzando il livello di soddisfazione degli italiani per la propria occupazione e retribuzione, la propensione al cambiamento, i fattori per la scelta di un nuovo lavoro e le aspirazioni in termini di bilanciamento tra vita provata e lavoro. Il primo dato significativo che l’indagine mette in evidenza è quello della diffusa insoddisfazione dei lavoratori per la propria retribuzione: quasi la metà degli italiani, il 44%, giudica il proprio stipendio poco o per nulla soddisfacente (44%) mentre il 56% si dichiara abbastanza o molto appagata.

 

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Non ci sono distinzioni di genere. Infatti – secondo quanto rileva Change Unipol e Ipsos -, l’insoddisfazione per la retribuzione riguarda il 44% degli uomini e il 44% delle donne. Più marcate le differenze tra generazioni. Soltanto il 49% dei giovani della Generazione Z (16-26 anni), all’inizio del percorso professionale personale, si dichiara soddisfatto della propria retribuzione, a fronte di una quota del 57% dei Millennials (27-40 anni), del 58% della Generazione X (41-56 anni) e del 56% dei Baby Boomers (57-74 anni).  

 

La distribuzione territoriale - L'analisi evidenzia soddisfazione per la retribuzione dei lavoratori del Sud e delle Isole (62%), probabilmente per il costo della vita ridotto rispetto ad altri territori. Sia nel Nord che nel Centro Italia, i soddisfatti scendono infatti al 53% (con la quota più bassa di “molto” soddisfatti nel Centro Italia: soltanto il 3%).

 

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I criteri di scelta nella valutazione di un’offerta di lavoro - Per la valutazione di un’offerta di lavoro la retribuzione è il criterio di scelta più rilevante: viene infatti indicato dal 50% di coloro che lavorano, staccando nettamente la vicinanza a casa (33%), la stabilità/solidità dell’azienda (30%), e l’allineamento del ruolo offerto con le proprie aspirazioni (29%). Altrettanto importanti, ma non prioritari, la possibilità di conciliare il lavoro con le esigenze della vita privata (indicato dal 27%, dato che sale però al 32% tra coloro che stanno cercando lavoro) e l’offerta di smart working (18% tra chi lavora e 20% tra chi sta cercando lavoro).

 

Il 49% dei lavoratori italiani si dichiara è aperto alla possibilità di cambiare lavoro (in particolare il 14% sta cercando attivamente e il 35% si sta guardando intorno e uno su tre (il 33%) tra coloro che lavorano sarebbe disponibile a trasferirsi all’estero. I più giovani dimostrano di avere una maggiore propensione a trasferirsi fuori dall’Italia per lavoro: quasi uno su due (46%) tra la Generazione Z si dice disponibile, a fronte di un 18% tra i più anziani Boomers, che invece nel 55% dei casi esclude categoricamente l’opzione estero.

 

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Perché cambiare lavoro - L’arrivo di un’offerta di lavoro migliorativa o comunque molto allettante è tra i motivi di abbandono dell’attuale posto di lavoro, seguito dall’insoddisfazione per la retribuzione non adeguata (31%), ritmi di lavoro troppo pesanti (19%), clima aziendale non soddisfacente o cattivi rapporti interni (17%) e l’esigenza di meglio conciliare lavoro e vita privata (17%). Soltanto il 15% cambierebbe a causa di scarse possibilità di carriera e solo il 14% perché ha una forma contrattuale non soddisfacente. Tra i desideri legati all’occupazione, la modalità di lavoro preferita è di gran lunga quella ibrida (ufficio + lavoro da remoto), indicata nel 52% dei casi.

 

Gli uomini sono più soddisfatti delle donne (65% vs 56%), così come il 73% di chi ha un contratto a tempo indeterminato è soddisfatto, mentre è meno soddisfatto chi lavora in part-time (46%).

Redazione sintony.it