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24 Febbraio 2023

Spid, rischio stop ad Aprile? Il Governo vuole sostituirlo con la Cie, ma non sarà possibile

A rischio stop il Servizio Identità Digitale: i gestori chiedono più soldi al governo, che vuole sostituirlo con la carta d'identità digitale, ma non è possibile

Il Governo Meloni deciderà per   l'abolizione dello Spid? Sono giorni decisivi per il futuro del Sistema Pubblico di Identità Digitale nato otto anni fa e oggi è utilizzato obbligatoriamente da 33,5 milioni di italiani. Le convenzioni con i gestori sono scadute il 31 dicembre scorso e serve quindi un nuovo accordo tra i gestori del servizio e il governo.  Ma, ad oggi, non ce n'è traccia. Al momento è ancora attivo perché l’Agenzia per l’Italia Digitale (Agid) ha prorogato d’ufficio gli accordi al 23 aprile 2023. Lo Spid, il tanto discusso Sistema Pubblico di Identità Digitale, è formato da una coppia di credenziali digitali (username e password) che identifica un cittadino e gli consente di accedere a tutti i servizi online della Pubblica Amministrazione (ma non solo).

 

Spid a rischio chiusura da aprile: gestori chiedono soldi

 

Lo Stato paga alle aziende che gestiscono il servizio un milione di euro l’anno. Ma l'aumento dei volumi ha fatto lievitare i costi. In un recente vertice le aziende avrebbero chiesto che tale cifra arriva almeno a 50 milioni di euro complessivi da dividere poi tra gli operatori in proporzione. Ma ci sono altre condizioni che gli operatori hanno avanzato al governo.

 

Assocertificatori che rappresenta il 95% delle transazioni digitali, ha scritto una lettera ad Alessandro Musumeci, capo della segreteria tecnica del sottosegretario all’Innovazione, sottolineando che oltre all’incremento del corrispettivo economico, gli operatori vogliono essere coinvolti nel caso in cui agenzia e esecutivo dovessero ripensare il futuro stesso dell’identità digitale degli italiani, l’eliminazione di schemi concorrenti e la candidatura dello Spid per il futuro sistema europeo comune di identità digitale. Condizioni sine qua non i servizi non andranno avanti oltre giugno 2023.

 

Spid e Cie verso un'app unica per l'identità digitale nazionale: ecco cos'è  (e a cosa serve)

 

In assenza di un accordo tra le parti, Spid potrebbe chiudere definitivamente da fine aprile. Nell’incontro con l’Agid, infatti, la posizione di Assocertificatori ha avuto l’appoggio anche del restante 5% che non è iscritto all’associazione.  Assocertificatori che rappresenta i fornitori del 95% dei servizi digitali quali Spid, Pec e firma elettronica. Tra i partner ci sono Aruba, Infocert e Poste, che da sola ha circa il 76% dei profili Spid rilasciati. «Vista la criticità del servizio, siamo disposti ad accettare un’ulteriore proroga di qualche mese, a condizione che ci sia la volontà politica di affrontare il problema della sostenibilità economica del sistema. Siamo disponibili a collaborare per definire insieme una strategia», dichiara il presidente di Assocertificatori, Carmine Auletta, in un’intervista al Corriere della Sera per chiarire quanto accaduto negli ultimi giorni.

 

Solo nel 2022 lo Spid ha consentito un miliardo di autenticazioni online. Il sistema sembra funzionare, ma non convince tutti. Almeno nel governo. A dicembre il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alessio Butti, aveva detto che il sistema doveva cominciare ad essere «spento», in favore della Carta di identità elettronica per evitare spese eccessive per lo Stato. Ma la parola definitiva di Palazzo Chigi deve essere ancora detta.

 

Lo Spid comunque non può essere abolito: perché c’è una milestone del Pnrr che concretamente si può raggiungere solamente con SPID, attuando un piano già avviato; perché se venisse cambiato adesso dovrebbe essere notificato a Bruxelles ed ogni modifica prevede comunque un anno di stand still e, nel frattempo, entrerebbe in vigore l’evoluzione europea; perché, soprattutto, fa risparmiare un sacco di soldi e tempo allo Stato, alle imprese ed e ai cittadini.

Redazione sintony.it