Dalle zone colpite dal terremoto in Turchia giungono altre storie di speranza: nella provincia di Hatay, infatti, una donna e il suo bambino di 10 giorni sono stati estratti vivi dalle macerie a circa quattro giorni dalla pesante scossa di magnitudo.
Secondo quanto riportato dalla Bbc, il piccolo, che si chiama Yagiz, è stato trovato vivo dai soccorritori tra le macerie di un edificio nella città di Samandag. L'immagine del piccolo, subito avvolto da una coperta di lana e trasportato in ospedale, è stata pubblicata su Twitter dal sindaco di Istanbul, Ekrem Imamoglu. La notizia ha fatto subito il giro del mondo. Poco tempo dopo, le squadre di emergenza hanno recuperato anche la madre.
Ma le storie con lieto fine non si concludono: sempre nella provincia di Hatay, nel distretto di Antakya, una bambina di due anni è stata estratta viva dopo 122 ore. Lo stesso destino è toccato, sempre dopo 122 ore, anche ad una settantenne che ai soccorritori ha chiesto: "C'è ancora il mondo?". La donna, accolta tra gli applausi, si trovava sotto le macerie della città turca meridionale di Kahramanmaras.
Dopo 133 ore dal terremoto, è toccato ad un'altra bimba di 2 anni, Aliye Dagli. La piccola è stata portata in salvo dai soccorsi in una cittadina della provincia turca di Haitay.
C'è un altro dato: in Turchia i bambini rimasti soli, tra orfani e quanti sono ancora alla ricerca propri genitori, sono tra i 1000 e i 5000.
La responsabile della Turchia per l'Unicef, Regina De Dominicis ha spiegato: "Il numero di bambini che rimangono senza famiglia sta aumentando a dismisura. Siamo partiti il primo giorno da 500 e ora siamo tra i 1000 e i 5000 perché le cifre aumentano di ora in ora. Quando i genitori vengono portati in ospedale, spesso succede che non sopravvivano e questo sta accadendo in tutte le province".
Inoltre, la De Dominicis ha voluto sottolineare: "Stiamo lavorando con il ministero della Famiglia e gli Affari sociali, abbiamo creato una linea d'emergenza, quando i bambini vengono trovati in strada o in ospedale o accanto alle macerie lavoriamo alla riunificazione familiare. Grazie a questo tipo di intervento per molti bambini è stato possibile ritrovare nonni o zii che erano in altre città. Sono tantissimi quelli che si sono potuti ricongiungere e questa è la parte positiva della storia".
Tra di loro c'è anche Elif (nome inventato), 12 anni, che ha perso la madre e tutta la sua famiglia. Quando ha visto nuovamente la nonna di 83 anni, malata, che viveva in un'altra città, le ha detto: "Nonna non ti preoccupare, so che è tanto difficile stare senza la tua bambina però adesso ci sono io".
Una frase commovente, detta da una bimba che "Cercava di rincuorare sua nonna", dice la rappresentante dell'Unicef. "Per aver perso la figlia, ma per lei quella donna era sua madre. Mi ha toccato, era diversa dalle altre bambine", ha concluso.
In Turchia, secondo la De Dominicis, hanno "un sistema di accoglienza familiare abbastanza sviluppato" e i bambini da zero a tre anni solitamente vengono affidati alle famiglie.
Tuttavia, negli orfanotrofi, prima del sisma vivevano soltanto minori dai tre ai 17 anni. Ora spiega la rappresentante: "Sono le child home, le case del bambino, dove ci sono i bambini abbandonati. Abbiamo evacuato come Unicef, ma su richiesta e con la stretta collaborazione del ministero della Famiglia e degli Affari sociali, un totale di 700 orfani".
Da Kaharamanmaras, Gaziantep, Adiyama e Hatay i bambini sono stati portati a Bursa, Nigde, Konya, Izmir, Ankara e Kocaeli. Si sta svolgendo, intanto, il trasferimento da Osmaniye a Eskiserhir, da Kilis a Kirsehir e a Istanbul.
@Alessandro Paolo Porrà