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13 Febbraio 2023

La storia dei tre imprenditori che producono seta per Gucci

Gucci ha deciso di investire sull'agricoltura rigenerativa, affidando ad una cooperativa a San Floro la produzione di filati pregiati: ecco il racconto

Percorrendo una nuova via della seta, la maison Gucci è approdata in Calabria, stimolata dalle tradizioni recuperate da Miriam Pugliese, Domenico Vivino e Giovanna Bagnato, fondatori di Nido di Seta, una cooperativa agricola che, nel piccolo borgo di San Floro, ha ripreso l'antica attività di gelsibachicoltura.

Miriam Pugliese si è espressa così sull'accordo con Gucci: "Questa collaborazione avviata con Gucci, che ha scelto il nostro progetto come best pratice per la produzione dei loro primi foulard realizzati con fili di seta provenienti da pratiche agricole biologiche locali, consolida e impreziosisce il nostro percorso costruito con sacrifici, ricerca e impegno costante". 

I tre giovani imprenditori che producono la seta per Gucci in Calabria |  Vanity Fair Italia

Il progetto a cui si riferisce, rientra nella strategia Nature-Positive della casa di moda fiorentina, la quale ha deciso di investire nell’agricoltura rigenerativa per incrementare la presenza di materie prime biologiche, riciclate e approvvigionate da fonti responsabili, con l'obiettivo di proteggere e ripristinare la natura e la biodiversità.

Un fine comune, quello dei tre giovani imprenditori che, nel paesino a rischio spopolamento, dove quotidianamente coltivano gelsi e allevano bachi, sono riusciti a riaccendere l'interesse verso il pregiato filo di seta

In realtà, il vero problema da risolvere per Nido di Seta è da ricercare nel passato: San Floro, infatti, era storicamente noto per l’allevamento del baco da seta. L’area del catanzarese, per l’eccellenza dei suoi manufatti, era definita la capitale europea della seta. Poi, nell’ultimo secolo, la tradizione si è smarrita

L'arte della seta rivive in Calabria e strega anche Gucci, la sfida vinta  di tre giovani imprenditori

Miriam Pugliese ha inoltre raccontato dell'origine della cooperativa agricola, unico produttore di seta a km 0: "Non restava altro che i racconti nostalgici dei nostri nonni, inconsapevolmente, ispiratori della nostra impresa. Ognuno di noi aveva preso la sua strada, cercando affermazione professionale all’estero, ma l’estate era il momento in cui si ricomponeva la compagnia dell’infanzia. E proprio durante una serata di ferie estive, volgendo lo sguardo a un gelseto di 3500 piante abbandonate, è nata l’idea di recuperare la tradizione per costruire un futuro, nel nostro borgo natìo". 

Per questa motivazione, credendo fortemente nella mission dei tre giovani imprenditori, che si occupano dell’intero processo produttivo attraverso un sistema di economia circolare, Gucci ha contattato il Nido di Seta per rilanciare la filiera serica italiana e assicurare l’eccellenza dell’artigianato Made in Italy.

La co-founder ha precisato: "È importante sottolineare che, purtroppo, in Italia, la pratica dell’allevamento di bachi da seta è dismessa, invece noi abbiamo recuperato l’intera filiera"

Le attività sono in continua crescita, per merito della creazione di reti di artigiane costituita attorno a Nido di Seta: "Abbiamo creato una sorta di distretto tessile al momento composto da 8 tessitrici calabresi che lavorano la seta nei rispettivi opifici creando un valore condiviso nonché reddito per le comunità". 

I tre giovani imprenditori che producono la seta per Gucci in Calabria |  Vanity Fair Italia

Fondamentale è l’attenzione alla salvaguardia dell'ambiente attraverso, soprattutto, la piantumazione di alberi di gelso, i quali migliorano le condizioni del suolo e aumentano la sua capacità di immagazzinare carbonio dall’atmosfera. 

Mirano, infatti, a coinvolgere altri agricoltori per piantare nuovi alberi di gelso, i cui frutti e scarti di produzione, vengono tramutati anche in sottoprodotti come confetture, tisane e cosmetici. Quest'azione porta a soddisfare la richiesta di tessuto da parte della casa di moda e, nel frattempo, a creare opportunità di lavoro in aree a rischio di spopolamento.

Emozionata dal progetto, la Pugliese ha concluso: "Ancora il progetto è in fase embrionale, ma potrebbe permettere la nascita di altri Nidi di Seta sull’intero territorio italiano. Sicuramente ci consente di dare vita a creazioni di grande valore qualitativo, etico e culturale, assicurando un futuro migliore attraverso
l'amore per la terra e la tradizione".

@Alessandro Paolo Porrà