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1 Febbraio 2023

Musica, Beethoven e il mistero di Elisa: chi era?

"Per Elisa", il mistero dell'identità della donna alla quale il genio Beethoven dedicò uno dei brani più famosi al mondo, come Leonardo con la Gioconda. Erano innamorati?

Un mistero. Come la “Monna Lisa” di Leonardo, “Per Elisa” di Beethoven fa discutere gi studiosi appassionando le masse. Sono esistite davvero Monna Lisa ed Elisa. Se per la prima Giorgio Vasari e numerosi altri studiosi, attribuiscono al viso di  Lisa Gherardini il ritratto della Gioconda (o Monna Lisa) di cui Leonardo si innamorò, anche Elisa sarebbe una donna che fece perdere la testa al genio della musica.

 

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Il mistero non è mai stato risolto: chi è la donna a cui Ludwig Van Beethoven l'ha dedicata? Un nuovo libro pubblicato in Inghilterra offre una possibile soluzione: l'Elisa in questione non sarebbe mai esistita, o almeno non si chiamava così. Il nome del pezzo deriverebbe piuttosto dall'errata attribuzione di colei che lo ha avuto in mano dopo la morte del compositore. La tesi fa parte di Why Beethoven, un saggio del noto giornalista e musicologo inglese Norman Lebrecht, uscito in questi giorni a Londra, di cui il Guardian riporta un'anticipazione.

Il libro sostiene che Babette Bredl, una insegnante in pensione di Monaco che nel 1865 possedeva il manoscritto originale del pezzo, aveva in mente la propria nipotina Elisa quando lesse sovrappensiero a Ludwig Nohl, un accademico venuto a visitarla, la dedica scarabocchiata da Beethoven sullo spartito. Né l'insegnante, né la nipote, avevano mai incontrato Beethoven, morto nel 1827.

Per un lapsus dunque, oppure deliberatamente, allo scopo di assicurare alla nipotina un ruolo destinato a durare per sempre nella biografia di Beethoven, Babette lesse dunque "per Elisa" la dedica del brano, che in realtà il musicista aveva dedicato a qualcun altro, forse alla baronessa Theresa Malfatti. Fu un errore di lettura del nome?

Ma c’è un’altra tesi. Il manoscritto originario recita: “Für Elise am 27 April [1810] zur Erinnerung”, che tradotto in italiano: “Per Elisa, il 27 Aprile, come ricordo” o ‘in commemorazione’ o ‘in memoria’. In ogni caso queste parole, che sono raramente menzionate quando si parla o scrive del brano, indicano un legame passato con ‘Elisa’. Ma che tipo di legame? Le due possibilità che saltano subito in mente sono: ‘allieva’ e ‘relazione romantica’. Nel 1810 Therese Malfatti, di 18 anni, per Beethoven era entrambe, “allieva” e “vittima inconsapevole del suo amore”, rendendola una candidata ideale. Ma perché allora “Per Elisa”. La questione diventa intrigante. Per un errore di interpretazione della scrittura del genio?

 

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Pare che Beethoven non pensasse granché di quello che, due secoli più tardi, sarebbe diventato un successo planetario. Non lo pubblicò nemmeno, sebbene vi fosse una forte richiesta per le sue musiche. Il compositore si spense nel 1827, diciassette anni dopo aver scritto Für Elise, ed il brano languì per altri quarant’anni prima della sua pubblicazione nel 1867 da parte del musicologo Ludwig Nohl. Nohl affermò che una certa Fraulein Babeth Bredl di Monaco gli diede un manoscritto della composizione firmato, e che la Bredl a sua volta dichiarò di aver ricevuto il documento da Therese Malfatti al momento della sua morte nel 1851.

Nel 1810 la Malfatti era una studentessa di Beethoven. Il compositore a quanto pare si innamorò di lei (una delle sue caratteristiche più frequenti) e gli propose il matrimonio. Lei rifiutò perché il maestro aveva più del doppio della sua età. Non vi era alcun titolo nel manoscritto di Bredl/Malfatti: solo una dedica. Per Nohl il rondò di pianoforte (un’opera avente la struttura La – Si – La – Do – La) sembrava essere una delle bagatelle del compositore (ne ha scritte 24). Così l’ha presentata come una Bagatella N. 25 in La minore. Sopra il titolo gli ha inscritto la dedica come la leggeva nella partitura autografata: “Für Elise”. E il resto è storia. Ma il mistero continua. Come per la Gioconda.

Redazione sintony.it