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10 Gennaio 2023

Emanuela Orlandi e Mirella Gregori: il Vaticano riapre un fascicolo sulla scomparsa delle due 15enni

Dopo 40 anni si cerca ancora la verità. Sullo sfondo della scomparsa di Mirella e Emanuela depistaggi e il ruolo dei servizi segreti e della Banda della Magliana

Sarà un caso, sarà che Oltretevere sono spuntati fuori nuovi elementi per riaprire il fascicolo?  Emanuela Orlandi torna alla ribalta delle cronache a 40 anni dalla sua scomparsa, quella sera del 22 giugno del 1983.

Un caso irrisolto, fitto di misteri, di intrecci, di depistaggi che ha tenuto col fiato sospeso l’Italia e il Vaticano. Intrecci con i servizi segreti, il mistero dell’attentatore alla vita di Papa Giovanni Paolo II, Ali Agcha e i lupi grigi, quelli con la banda della Magliana, ed in particolare con Enrico De Pedis, con il terrorismo nazionale e internazionale e con i servizi segreti di mezza Europa e naturalmente all’ombra di quelli americani.

Ma il mistero resta, anzi, s’infittisce. Il corpo di Emanuela Orlandi, 15 anni, cittadina del Vaticano, non è mai stato trovato, se è stata uccisa. Così come quello di Mirella Gregori, anche lei 15enne, scomparsa il 7 maggio del 1983.

Appena un mese prima di Emanuela, il cui nome ha sempre identificato il caso della scomparsa delle due adolescenti.

Il  Vaticano ha riaperto il caso. Vien da chiedersi se c’è una coincidenza con la morte di Papa Ratzinger, se la procura d’Oltretevere ha nuovi elementi, se le indagini delle famiglie Orlandi e Gregori hanno portato qualcosa di nuovo, se, come dice la sorella di Mirella, Maria Antonietta, “c’è una pista che non è stata seguita. Ora lo Stato si attivi”.

Le cronache delle due scomparse sono note, almeno per quanto riguarda la sequenzialità dei fatti. I motivi no.

E questo è il mistero. Mirella Gregori fu rapita il 7 maggio. Disse alla madre uscendo di casa dopo aver risposto al citofono ad un amico: “Torno tra dieci minuti”, ma quei dieci minuti sono diventato un “mai”.

Emanuela invece era andata alla lezione di flauto al Convento di Sant’Apollinare. Fece una telefonata alla sorella dicendo che avrebbe ritardato di qualche minuto il rientro a casa, ma anche per lei quei  pochi minuti si sono trasformati in 40 anni, in un “mai”.

Tra depistaggi, dossier segreti, il flauto ritrovato, la sepoltura di Enrico De Pedis nella basilica di Sant’Apollinare, attiguo al Convento dove Emanuela fece l’ultima lezione di musica, le denunce dei familiari di Mirella  ed Emanuela (in particolare del fratello Pietro Orlandi e della sorella Maria Antonietta Gregori, che non hanno mai smesso di cercare verità e giustizia).

Ieri, come un fulmine a ciel sereno, il promotore di giustizia del Vaticano Alessandro Diddi, "ha aperto un fascicolo" sul caso di Emanuela Orlandi "anche sulla base delle richieste fatte dalla famiglia in varie sedi", hanno confermato fonti della sala stampa della Santa Sede all'Ansa.

In base a quanto si apprende l'iniziativa è legata ad una serie di istanze presentate in passato da Pietro Orlandi, fratello di Emanuela.

La magistratura vaticana in primo luogo analizzerà gli atti e i documenti relativi alle vecchie indagini.

Il procedimento della Procura di Roma sulle sparizioni della Orlandi e di Mirella Gregori venne archiviato nell'ottobre del 2015 su richieste dall'allora procuratore capo Giuseppe Pignatone, e ora presidente del Tribunale vaticano, e dai sostituti Ilaria Calò e Simona Maisto.

Questo è un altro elemento chiave della vicenda e dei suoi misteri. Pignatone chiuse l’inchiesta, poi quando andò in pensione venne nominato Presidente del Tribunale Vaticano. Fu un caso? Oppure un premio? Mistero.

"Noi ne siamo all'oscuro, lo apprendiamo dagli organi di stampa ma certo è da un anno che attendevamo di essere ascoltati", dice la legale della famiglia Orlandi, Laura Sgrò, commentando con l'Ansa la notizia della riapertura delle indagini.

"Da tantissimi anni chiediamo una collaborazione per arrivare a una soluzione finale. Che vengono riaperte le indagini è una cosa molto positiva, finalmente forse ci potrà essere una collaborazione tra lo stato italiano e lo stato vaticano visto che, poco tempo fa, è stata fatta una proposta per aprire un'inchiesta parlamentare", commenta il fratello di Emanuela, Pietro Orlandi a Rainews24.

"Mi auguro di essere convocato e di poter verbalizzare. E' una cosa che chiedo da tantissimo tempo con l'avvocato Laura Sgrò", spiega Orlandi che racconta, inoltre, di non aver parlato con nessuno del Vaticano e di aver appreso la notizia dalle agenzie. "Voglio andarci con i piedi di piombo.

Sono disponibile e spero di essere ascoltato – prosegue - quanto prima perché nel tempo avrei voluto parlare con loro per i tanti elementi emersi in questi ultimi anni, trovati con l'avvocato Sgrò".

Orlandi aggiunge che "ci sono cose importanti come i messaggi whatsapp del 2014 che mi sono arrivati tra due persone molto vicine a papa Francesco che parlano di documenti di Emanuela, di cose di Emanuela", spiega. Il fratello della ragazza si augura "si possa arrivare a una soluzione.

La verità c'è, sta da qualche parte sta e molte persone la conoscono". Secondo Orlandi, grazie al documentario di Netflix "Vatican girl" "ora anche al di fuori dell'Italia sanno quello che è successo in questi 40 anni”, spiega Pietro Orlandi.

 

Forseprosegue - ci si è resi conto che è una storia che nessuno riuscirà mai a nascondere fino alla fine. Prima o poi si dovrà per forza di cose arrivare a una soluzione. Ne sono convinto". "In Vaticano ci sono persone a conoscenza di tutto", dice Orlandi nell'intervista a RaiNews24.

E conclude sottolineando che "ci sono situazioni mai volutamente approfondite. Forse per la prima volta il Vaticano ha deciso di mettere un punto chiave, di arrivare a una soluzione".

 

@Emanuele Concas