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28 Novembre 2022

Cicciobello spegne 60 candeline

Cicciobello compie 60 anni: la storia, la tradizione e il messaggio che vuole comunicare. Ecco la spiegazione

Da sessanta anni ormai, Cicciobello è una presenza silenziosa tra i cuscini del letto, sul divano o al centro di un club particolare, quello delle bambole «vintage», da sempre amate.

Cicciobello è tra i simboli dell’infanzia dei baby boomer, generazione nata dal 1950 fino ai successivi quindici anni. Il suo arrivo nelle case: cuffietta e ciuccietto rimovibile, con un set di pile dietro la schiena, una novità tecnologica non da poco, dato il mercato, provvisto di sole bambole di pezza. Togliendo il ciuccetto, partiva il pianto di quel neonato a dimensione naturale. Un segnale di allarme per la madre, di solito una bimba di poco più di due anni pronta a prendersene cura. Quel bambolotto racchiudeva in sé stesso un chiaro messaggio: istruire sin dall’infanzia una nuova generazione di genitori.

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Giovani mammine, in una società divisa in due colori, rosa e azzurro in tonalità pastello. Cicciobello al centro, ma con un genere ben preciso: maschio. L’ideale del bimbo perfetto: capelli biondi, guanciotte rosee, occhi azzurri e quella sua divisa inconfondibile e studiata nei minimi particolari con l’abitino di lana lavorato a maglia, i pantaloncini tagliati sopra al ginocchio e le scarpine baby style strette alla caviglia con un fiocchetto, infine la medaglietta con il nome.

Un volto meraviglioso, disegnato dallo scultore Silvestro Bellini, e un morbido corpo, realizzato con uno speciale materiale di nuova concezione creato dall’azienda Pezzoli di Cene (Bg), in grado di dare a Cicciobello un aspetto realistico che stimola il gioco della mamma già alle prese con le ansie del piccolo (la voce con disco intercambiabile del bambolotto che senza ciuccio piangeva era ottenuta in esclusiva europea dalla ditta giapponese Ozen).

Addio a Silvestro Bellini, l'uomo che disegnò il volto del bambolotto di  “Cicciobello” - La Stampa

Una versione che diventò padrone del mercato è quella di Cicciobello Angelo Azzurro, come era stato chiamato nell’azienda di Cologne in cui veniva prodotto, provincia di Brescia affacciata sui vigneti della Franciacorta, modello di un’Italia a metà strada tra la vita Contadina e il presente industriale. Su Cicciobello bimbe (e bimbi) hanno riposto i sogni del loro fututo come adulti. Il Cicciobello “bua” era diventato un classico, un bambolotto da curare accessoriato con termometro, siringa e persino stetoscopio per imparare a curarlo bene, è stato l’allenamento perfetto per le/i future/i infermiere/i e dottoresse/i. 

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Ciocciobello diventa Fiocco di Neve quando l’Italia scopre la settimana bianca, un popolo intero inizia a sciare sognando le imprese di Gustav Thöni, Hermann Maier, Marc Girardelli e Alberto Tomba. Tutina, sciarpa e cappellino per resistere al freddo durante le trasferte in montagna. Nell’era dei primi computer e dei video giochi, nell’era delle migrazioni di massa e del politically correct Cicciobello cambia colore della pelle: evolvendosi e seguendo il ritmo di una società in continuo cambiamento. Non viene mutato, invece il suo messaggio di bambolotto con un fine educativo.

@Redazione Sintony News