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28 Luglio 2022

Le parole ‘ministra’ o ‘senatrice’ non entrano nel linguaggio del Senato

Bocciata la parità di genere nel linguaggio istituzionale.

L'Aula del Senato ha respinto l'emendamento della senatrice Alessandra Maiorino (M5S) che chiedeva la possibilità di adottare la differenza di genere nella comunicazione istituzionale scritta. La norma avrebbe introdotto nel linguaggio istituzionale scritto i termini ‘ministra' e ‘senatrice', oppure ‘la presidente', in pratica la declinazione al femminile per tutti i ruoli.

Molte le contestazioni procedurali in aula, soprattutto da parte del M5s, ma la presidente Maria Elisabetta Alberti Casellati ha tagliato le definisce proteste "pretestuose e inaccettabili", i senatori, ha precisato, "dovrebbero conoscere le regole". Esponenti del Pd, M5s e Italia viva hanno definito la bocciatura dell'emendamento un "fatto gravissimo", un "passo indietro".

La proposta Maiorino (M5s) puntava a introdurre nel Regolamento "l'utilizzo di un linguaggio inclusivo" è stata votata a scrutinio segreto e ha ottenuto nell'aula di Palazzo Madama 152 voti favorevoli, 60 contrari e 16 astenuti.

 

 

@MorenoPisano