E' notizia di ieri il premio nobel per la fisica all'italiano Giorgio Parisi. Ma chi sono i premi nobel italiani che dal 1906 hanno vinto il premio? Eccoli
Camillo Golgi. Proveniente da una famiglia di medici, è stato il primo italiano in assoluto a ricevere il premio Nobel nel 1906 per la fisiologia e la medicina. Nella cucina della Casa degli incurabili di un ex convento, da lui trasformato in laboratorio, Camillo studiava il cervello e il sistema nervoso. Nel 1873 presentò al mondo l’impregnazione cromoargentica, ora chiamata “metodo di Golgi”. Questo metodo di colorazione viene utilizzato per identificare le cellule nervose e i loro processi.
Giosuè Carducci. Strano, ma Carducci non compare nell’elenco ufficiale dei vincitori italiani del premio Nobel, pur avendolo ricevuto per la letteratura nel 1906: all’epoca, infatti, fu registrato come nativo del Granducato di Toscana. Il premio fu consegnato al poeta, scrittore e critico letterario “non solo in riconoscimento di profonda conoscenza e spirito critico, ma anche come tributo all’energia creativa, alla freschezza dello stile e alla forza lirica”.
Ernesto Teodoro Moneta. Un altro vincitore italiano è classificato come straniero perché nato a Milano, allora, ossia nel 1907, parte dell’Impero Austroungarico. È curioso che il futuro vincitore del Premio Nobel per la pace abbia combattuto contro i conquistatori austriaci durante le Cinque giornate di Milano – a quel tempo aveva solo 15 anni! Prese parte alle campagne garibaldine e alla guerra austro-italiana, ma divenne poi un convinto pacifista. Moneta ha diretto per 30 anni il quotidiano Il Secolo e ha anche fondato l’Unione lombarda per la pace e l’arbitrato internazionale.
Gugliemo Marconi. Nel 1909 il Premio Nobel per la fisica fu assegnato all’inventore del telegrafo senza fili, Marconi, che aveva appena compiuto 35 anni. La sua idea di utilizzare le onde elettromagnetiche per inviare segnali vocali è alla base di tecnologie come radio, televisione, comunicazioni mobili e internet. All’inizio, a casa, non volevano sentire parlare delle sue invenzioni (sulle domande di finanziamento si trovava scritto: “Al manicomio”), ma poi gli furono conferiti i titoli di marchese e senatore a vita. Al suo funerale nel 1937 parteciparono circa 500 mila persone.
Grazia Deledda. La prima donna italiana insignita del Premio Nobel è una scrittrice, rappresentante della scuola verista, originaria della Sardegna. Non per niente la descrizione motivazionale sottolineava: “Per la sua potenza di scrittrice, sostenuta da un alto ideale, che ritrae in forme plastiche la vita quale è nella sua appartata isola natale e che con profondità e con calore tratta problemi di generale interesse umano “. Deledda è stata un’autrice molto prolifica: ha scritto 350 racconti, 35 romanzi e molte poesie.
Luigi Pirandello. Lo scrittore e drammaturgo fu il terzo autore italiano a ricevere il premio Nobel per la letteratura, nel 1934: “Per il suo coraggio e l’ingegnosa ripresentazione dell’arte drammatica e teatrale”. Nato in Sicilia, laureato all’Università di Bonn, si trasferì poi a Roma, dove conquistò rapidamente un posto speciale nella vita teatrale, realizzando il cosiddetto “teatro dello specchio”, inteso come un teatro che rispecchia la vera realtà, mentre al di fuori una persona è costretta a indossare maschere imposte dalla società.
Enrico Fermi. La futura stella della fisica sperimentale e teorica nacque a Roma nel 1901. Fermi condusse vari esperimenti ancora da bambino, si laureò all’età di soli 21 anni, mentre a 24 iniziò a insegnare nelle università di Roma e Firenze. Nel 1938 ricevette il Premio Nobel “per le sue dimostrazioni dell’esistenza di nuovi elementi radioattivi prodotti da irraggiamento neutronico, e per la scoperta delle reazioni nucleari causate dai neutroni lenti”. Dopo la cerimonia di Stoccolma, decise di non tornare nell’Italia fascista, perché sua moglie era ebrea, ed emigrò con la famiglia negli Stati Uniti, dove in seguito diventò uno dei padri della bomba atomica.
Daniel Bovet. Quando morì, all’età di 85 anni a Roma, il giornale il Corriere della Sera intitolò l’articolo dedicato a lui “Bovet, vinse il dolore”. Bovet fu infatti un biochimico e un farmacologo di origine svizzera che ottenne la cittadinanza italiana, ed è famoso per aver dato un contributo significativo all’efficacia di molti trattamenti medici. Grazie alla ricerca di Bovet, infatti, sono stati migliorati gli antistaminici, così come i metodi di anestesia. Nel 1957 venne insignito del Premio Nobel per la medicina e la fisiologia.
Salvatore Quasimodo. Il poeta e traduttore aveva compiuto studi ben diversi, diplomandosi all’Istituto Tecnico, ma la sua passione erano sempre state le materie umanistiche. Trasferitosi dalla nativa Sicilia, cambiò molte città e infine si stabilì a Milano, dove insegnò letteratura italiana. Nel 1959 ricevette il premio Nobel “per la sua poetica lirica, che con ardente classicità esprime le tragiche esperienze della vita dei nostri tempi”. Quasimodo era un comunista e visitava spesso l’Unione Sovietica, dove è stato persino rimesso in piedi dopo essere stato colpito da un infarto mentre si trovava a Mosca.
Emilio Segrè. Uno degli studenti di Enrico Fermi fu, come lui, insignito del Premio Nobel per la fisica più di 20 anni dopo, [TL1] nel 1959, per la scoperta dell’antiprotone. Segrè nacque a Tivoli in una famiglia ebrea, così nel 1938 dovette lasciare la carica di preside del dipartimento di fisica dell’Università di Palermo e trovare rifugio in California, dove nel 1944 divenne cittadino americano. Negli anni ’40 partecipò al Progetto Manhattan e assistette al primo test di armi nucleari al mondo, avvenuto con il nome in codice Trinity.
Giulio Natta. Il chimico organico ligure è stato l’unico italiano a ricevere il Premio Nobel per la chimica. Ciò avvenne nel 1963, quando, insieme a Karl Ziegler, fu premiato per la scoperta del polipropilene isotattico, una plastica leggera da cui si cominciarono a realizzare contenitori e utensili da cucina, oltre a pellicole come il cellophane e le stoffe “bologna”. Questa scoperta ha provocato una vera rivoluzione e ha aperto le porte a nuove soluzioni di design.
Salvatore Edoardo Luria. Salvador Edward è la versione inglese del nome Salvatore Edoardo, un biologo e medico nato a Torino, ma che in seguito, dopo esser fuggito dall’Italia a causa delle sue origini ebraiche, prese la cittadinanza americana. Nel 1969 ricevette il Premio Nobel per la Fisiologia e la Medicina con questo nuovo nome “per le fondamentali ricerche sulla moltiplicazione e mutabilità dei virus”. Il suo lavoro su fagi e batteri ha gettato le basi per la genetica batterica, la virologia e la biologia molecolare.
Eugenio Montale. Nella sua giovinezza sognava il palcoscenico dell’opera, invece diventò un poeta, giornalista, traduttore, critico letterario e musicale, e anche un politico. Nel 1925 Montale non ebbe paura di firmare il “Manifesto degli intellettuali antifascisti” e rifiutò di aderire al partito fascista. Ma il Premio Nobel per la letteratura nel 1975 gli fu conferito “per la sua poetica distinta che, con grande sensibilità artistica, ha interpretato i valori umani sotto il simbolo di una visione della vita priva di illusioni”.
Renato Dulbecco. Lo scienziato calabrese ha aiutato il mondo a combattere i tumori, scoprendo le interazioni tra oncovirus e materiale genetico cellulare. Per questo, nel 1975, gli fu conferito il Premio Nobel per la Medicina e la Fisiologia. Dulbecco compì ricerche per la produzione di un vaccino contro la poliomielite e fu tra i responsabili del Progetto di ricerca sul genoma umano. Tutto ciò mentre viveva una vita lunga e produttiva: morì infatti poco prima del suo 98° compleanno. Sfortunatamente, come molti altri Nobel italiani, svolse la maggior parte delle sue ricerche nelle più prestigiose università americane e non nel proprio paese.
Carlo Rubbia. Il Premio Nobel per la Fisica fu assegnato nel 1984 a Carlo Rubbia “per il suo contributo decisivo al grande progetto che ha portato alla scoperta delle particelle W e Z, comunicatori di interazione debole”. Ai profani questa formulazione dice poco, ma il fatto che lo scienziato italiano abbia lavorato al CERN di Ginevra dagli anni ’60, abbia insegnato fisica all’Università di Harvard e abbia ottenuto 32 lauree honoris causa, lo rende degno di grande ammirazione. A proposito, a fine marzo Rubbia festeggerà il suo 87° compleanno.
Franco Modigliani. L’unico premio Nobel italiano per l’economia è morto nel 2003 negli Stati Uniti, dove ha vissuto e insegnato al Massachusetts Institute of Technology, ma è nato a Roma. Il premio gli fu riconosciuto nel 1985 “per la sua analisi pionieristica del risparmio e dei mercati finanziari”. Uno dei punti cardine della sua ricerca è stato: “Se l’economia privata di mercato ha bisogno di essere stabilizzata, può essere stabilizzata e quindi deve essere stabilizzata”.
Rita Levi-Montalcini. Questa illustre donna italiana non solo ha ricevuto nel 1986 il Premio Nobel per la fisiologia e la medicina per la sua scoperta del fattore di accrescimento della fibra nervosa (NFG), utile per la comprensione e il trattamento delle malattie neurologiche degenerative come l’Alzheimer, ma ha anche vissuto fino a 103 anni mantenendo la mente lucida e una memoria ancora ottima. A questo proposito dichiarò: “Il corpo può fare quello che vuole. Non sono il corpo, sono la mente.” Levi-Montalcini è stata la prima donna al mondo ad essere ammessa alla Pontificia Accademia delle Scienze.
Dario Fo. L’Accademia svedese nel 1977 ha conferito il Premio Nobel per la letteratura al drammaturgo e regista con la motivazione migliore per colui che si è sempre definito un giullare: “Seguendo la tradizione dei giullari medioevali dileggia il potere restituendo dignità agli oppressi”. Il teatro satirico è il frutto principale della vita di Dario e di sua moglie, l’attrice Franca Rame. Spesso le loro opere venivano censurate e le loro vite erano in pericolo, ma continuavano ostinatamente a smascherare e ridicolizzare chi era al potere.
Riccardo Giacconi. L’astrofisico Riccardo Giacconi, originario di Genova e naturalizzato statunitense, ha ricevuto nel 2002 il Premio Nobel per la fisica “per il suo pionieristico contributo all’astrofisica, che ha portato alla scoperta delle sorgenti cosmiche di raggi X”. Lo scienziato ha ereditato la passione per la scienza dalla madre, insegnante di matematica e fisica a Milano. Si è occupato anche del lancio dell’Uhuru, il primo satellite lanciato per studiare i raggi X in astronomia, e dello sviluppo del telescopio spaziale Hubble.
Mario Capecchi. Capecchi è un altro premio Nobel italo-americano: nato a Verona da madre americana, ha infatti studiato e lavorato negli Stati Uniti. Il riconoscimento ha trovato il suo eroe nel 2007: il Premio Nobel per la medicina e la fisiologia gli è stato conferito per la scoperta dei “principi per introdurre specifiche modificazioni genetiche nei topi con l’uso di cellule staminali embrionali”. In poche parole, per la trasformazione di topi a cui mancava un gene o l’altro.