
La sanità italiana presenta un quadro di forti luci e ombre, dominato da un divario Nord-Sud che non accenna a diminuire. Il Programma Nazionale Esiti (PNE) di Agenas (Agenzia per i servizi sanitari regionali) ha analizzato le performance di 1.117 strutture ospedaliere, rivelando un'élite ristretta di eccellenza e ampie aree di criticità.
Dei numerosi ospedali esaminati, soltanto 15 strutture raggiungono l'eccellenza, rispettando tutti gli standard di qualità fissati dalla legge.
Il divario è netto. Ben 14 dei 15 ospedali "top" si trovano al Centro-Nord. La Lombardia guida la classifica con cinque strutture, seguita da Veneto (tre) ed Emilia-Romagna (due).

L'unica eccellenza riconosciuta nel Meridione è l'Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II di Napoli in Campania.
Sul fronte opposto, il 22% degli ospedali analizzati (198 strutture) presenta complessivamente 333 punti critici e necessita di audit volontari per il miglioramento.
I problemi si concentrano in due aree: la gestione di gravidanza e parto e l'area cardiocircolatoria.

La mappa dei centri da "verificare" evidenzia in modo significativo le difficoltà del Sud: Campania, 51 ospedali segnalati; Sicilia, 43 ospedali segnalati; Puglia, 19 ospedali segnalati; Calabria, 12 ospedali segnalati.
È da notare, tuttavia, che anche la Lombardia non è immune da problemi, con 14 strutture che necessitano di interventi migliorativi.
L'ambito della gravidanza e del parto conta 53 strutture che hanno raggiunto un livello "molto alto", concentrate in maggioranza al Nord. Nonostante questo, l'Italia continua a registrare un tasso di parti cesarei (22% nel 2024) nettamente superiore allo standard del 15% raccomandato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità. Le differenze territoriali sono marcate, con il Meridione che registra valori mediani che superano spesso il 25%, arrivando a punte del 35%.
Inoltre, persiste il problema dei punti nascita che restano aperti pur essendo al di sotto dei 500 parti l'anno, nonostante le disposizioni di legge ne prevedano la chiusura.

Il Ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha riconosciuto i progressi, in particolare nell'oncologia (la chirurgia della mammella è passata dal 72% nel 2015 al 90% nel 2024), ma ha ammesso che "permane un significativo divario Nord-Sud", soprattutto per interventi oncologici complessi come il tumore del pancreas (solo il 28% in centri ad alto volume).
Il direttore scientifico del PNE, Giovanni Baglìo, ha messo in luce la necessità di aggiornare le soglie previste dal Decreto Ministeriale 70 del 2015, molte delle quali sono ferme da un decennio e non coprono tutte le patologie.
La prossima grande sfida resta il territorio: il monitoraggio è ancora incompleto e, usando indicatori indiretti (come gli accessi impropri in Pronto Soccorso), si evidenzia una grave variabilità territoriale. Per patologie come il diabete, il tasso di ospedalizzazione per complicanze (come l'amputazione degli arti) risulta doppio rispetto alla mediana nazionale, un gap che l'attuazione del Decreto Ministeriale 77 del 2022 sulle cure primarie dovrà colmare.
@Redazione Sintony News