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6 Novembre 2025

Elia Del Grande, in fuga da 7 giorni, scrive da una località segreta

L'uomo, ricercato anche in Sardegna, ha scritto una mail a a Varese News, giornale online della provincia di Varese

La fuga rocambolesca di Elia Del Grande, 50 anni, dalla "casa lavoro" di Castelfranco Emilia, avvenuta una settimana fa con un salto da un muro di sei metri e l'uso di fili elettrici, ha trovato un inatteso sviluppo. L'uomo, che nel 1998 fu protagonista del tragico sterminio della sua famiglia a Cadrezzate, ha contattato il quotidiano online Varese News tramite e-mail da una località imprecisata, spiegando le ragioni del suo gesto.

Del Grande, dopo aver scontato 26 anni e 4 mesi di una condanna ridotta a 30 anni (inizialmente ergastolo) per semi-infermità mentale, era stato sottoposto prima alla libertà vigilata e poi, per decisione della Magistratura di Sorveglianza che lo riteneva ancora socialmente pericoloso, alla misura di sicurezza della "casa lavoro" nel modenese.

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Il fulcro della mail di Del Grande è la sua feroce critica all'istituto della "casa lavoro", che dovrebbe tendere alla ri-socializzazione e al reinserimento lavorativo, ma che, secondo lui, fallisce miseramente nel suo intento. "Il motivo del mio gesto è dovuto alla totale inadeguatezza che ancora incredibilmente sopravvive in certi istituti, come le case lavoro," scrive Del Grande, accusando che il lavoro, promessa della struttura, "non esiste affatto".

L'ex detenuto è categorico nel definire le attuali "case lavoro" come i vecchi Ospedali Psichiatrici Giudiziari (OPG) dismessi nel 2015. Egli sostiene che queste strutture siano divenute, in sostanza, un "recipiente di coloro che hanno problemi psichiatrici e che non hanno posto nelle Rems" (Residenze per l'esecuzione delle misure di sicurezza). Ha evidenziato un profondo disagio, citando casi di persone internate per anni solo per "non avere una dimora e una famiglia".

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Del Grande ha sottolineato come l'Italia sia l'unico Paese in Europa ad adottare ancora queste misure di sicurezza, concludendo: "Il disagio che ho visto lì dentro credo di non averlo mai conosciuto e sono scappato, anzi, mi sono allontanato".

Del Grande, che non specifica dove si trovi, ha raccontato di essere riuscito, prima della nuova misura di sicurezza, a ricostruire una parvenza di normalità.

"Avevo ripreso in mano la mia vita, ottenendo con sacrificio un ottimo lavoro dando tutto me stesso... avevo ritrovato una compagna un equilibrio i pranzi le cene il pagare le bollette le regole della società," ha scritto, rammaricato che tutto questo sia "svanito nel nulla per la decisione di un magistrato di Sorveglianza, che mi ha nuovamente rinchiuso facendomi fare almeno mille passi indietro riproponendo soltanto la realtà repressiva carceraria, anzi quella delle case lavoro è ben peggio".

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L'uomo ha concluso il suo messaggio con una riflessione amara sul suo status sociale: "Pago ancora fortemente lo scotto del mio nome e di ciò che ho commesso, mi ritengo amareggiato perché vorrà dire che qualsiasi pena uno possa pagare in questo Paese, comunque tu rimarrai sempre la persona responsabile del gesto commesso."

Nel frattempo, le Forze dell'Ordine continuano le ricerche, anche in Sardegna, valutando anche l'ipotesi che Del Grande possa aver cercato rifugio nei dintorni del paesino del Varesotto dove commise il triplice omicidio nella notte tra il 6 e il 7 gennaio 1998, prima di essere arrestato in Svizzera.

 

 

@Redazione Sintony News