Cesare Ragazzi, imprenditore visionario e volto televisivo che ha segnato un’epoca, è morto all’età di 83 anni a causa di un improvviso malore. La sua invenzione rivoluzionaria per combattere la calvizie lo rese un pioniere nel settore tricologico e una figura indimenticabile del panorama pubblicitario italiano.
Nato a Bazzano, nel bolognese, nel 1941, Ragazzi iniziò la sua avventura imprenditoriale negli anni Settanta. Nel 1968, da un piccolo laboratorio ricavato in uno scantinato, sviluppò una protesi tricologica innovativa: un trapianto non invasivo di capelli naturali fissati al cuoio capelluto tramite un nastro adesivo speciale. "Un parrucchino fatto di capelli naturali", lo definiva lui stesso.
"Tutto può succedere a un calvo che si è messo in testa un'idea meravigliosa"
Con questo slogan, Ragazzi conquistò il pubblico italiano negli anni Ottanta. I suoi spot, carichi di entusiasmo e ironia, divennero un fenomeno di costume. Promuovevano il metodo dell’innesto naturale, una soluzione che, come confessò in un’intervista a Repubblica, aveva aiutato molte persone a ritrovare fiducia in se stesse: “A tanti ho risolto un problema per cui non dormivano la notte".
La carriera di Cesare Ragazzi è stata una parabola di sacrifici e successo. Partito con pochi mezzi, riuscì ad aprire circa 80 centri in Italia e altri otto all’estero, arrivando persino a New York. "Per 40 anni abbiamo avuto 700 stipendi", raccontava, ripercorrendo una vita segnata da fatica e determinazione. Tuttavia, di quell’impero non rimaneva più nulla: "L’azienda è stata comprata sei anni fa da un fondo d’investimento inglese. Nel frattempo, ho brevettato un altro tipo di impianto di capelli sicuro e funzionale che vorrei vendere".
Molti personaggi noti si sono affidati a Cesare Ragazzi, sebbene raramente lo abbiano ammesso. "Avrebbero confessato con più facilità un omicidio", scherzava. Tra i pochi a parlarne apertamente, Massimo Boldi: "Sono stato uno dei primi clienti. Tirava la protesi per dimostrarmi che non si staccava, ma dopo un po’ dovetti rinunciare".
La frase "Salve! Sono Cesare Ragazzi" è entrata nella memoria collettiva, divenendo un’espressione iconica, simbolo di una generazione e di un’Italia che guardava al futuro con spirito imprenditoriale.
Cesare Ragazzi lascia la moglie Marta e tre figli, Nicola, Simona e Alessia.
@Marta Rachele Pusceddu