Il consumo del suolo in Sardegna continua a crescere, alimentando preoccupazioni per la sostenibilità ambientale e il degrado del territorio. Con un consumo pro capite di 515 metri quadrati per abitante – pari a quattro appartamenti – l'isola si conferma tra le regioni italiane con il maggior incremento percentuale di superfici artificiali (+0,57% tra il 2022 e il 2023).
Questo dato è quasi triplo rispetto alla media nazionale di 1,23 metri quadrati per abitante.
Secondo l’Ispra, il consumo di suolo permanente in Sardegna riguarda principalmente la costruzione di infrastrutture, con il 90% delle aree convertite dedicate a impianti fotovoltaici a terra e opere industriali piuttosto che a nuovi edifici.
Uta, comune della provincia di Cagliari, guida questa tendenza, avendo consumato 106 ettari di terreno in un solo anno. Qui l’espansione industriale e l’installazione di impianti fotovoltaici hanno accelerato il ritmo di trasformazione del territorio.
Tuttavia, questo sviluppo comporta un costo elevato. La Sardegna ha già perso 641mila ettari di terreno, il dato più alto in Italia in termini assoluti, con aree che hanno subito degrado, perdita di biodiversità e produttività, aumentando la vulnerabilità ai fenomeni idrogeologici.
L’obiettivo nazionale di ridurre a zero il consumo netto di suolo appare ancora lontano, mentre si continuano a "bruciare" circa 20 ettari al giorno a livello nazionale. La Sardegna, con il suo significativo contributo a questo trend, rappresenta un esempio delle difficoltà nel bilanciare sviluppo economico e protezione ambientale.
@Redazione Sintony News