All’inizio della sua carriera si trovava a Treviso, in un ristorante del centro. Poi ha girato il mondo prima di tornare nel Veneto. Si è spento quindi all’età di 81 anni il pasticcere e cuoco trevigiano Roberto Linguanotto. Nel 1969 ha ideato il tiramisù in versione moderna. All’inizio doveva essere un gelato, ma poi si è trasformato nel vero tiramisù. In poco tempo, quel dolce è diventato tipico delle Beccherie: veniva servito su un vassoio rotondo con i savoiardi imbevuti di caffè, due strati di crema e mascarpone.
Linguanotto veniva definito come “uomo schivo, riservato, grande e appassionato lavoratore, che per molti anni ha vissuto all’estero, esercitando la sua professione fra forni e fornelli all’insegna della dolcezza, prima di tornare nel suo Veneto”.
A Linguanotto è riconosciuto il merito di aver reso il dolce contemporaneo e popolare. Se infatti molti fanno risalire il gustoso dessert al XVIII e XIX secolo, in realtà – come raccontano gli esperti coniugi Clara e Gigi Padovani, autori del libro “Tiramisù” – è nato tra gli anni Quaranta e gli anni Sessanta del Novecento nel Nord Est. E Linguanotto ne è considerato l’artefice.
Una perdita che ha scosso il mondo della pasticceria, ma anche quello della politica. A partire dal governatore del Veneto Luca Zaia, che è intervenuto con un messaggio di ricordo: ''Mi unisco al cordoglio per la scomparsa di Roberto Linguanotto che ha segnato una svolta nella pasticceria. Il tiramisù oggi è un'eccellenza culinaria riconosciuta in tutto il mondo e il merito di un successo di tale portata va anche alla sua maestria di pasticcere e alla sua volontà di rendere unica ed inimitabile la nostra prelibatezza veneta, portando il tiramisù a primeggiare tra i dessert nazionali e internazionali''.
Oggi la parola “tiramisù” è presente in 23 lingue, addirittura in Cina è il termine italiano più conosciuto. E gli studi dimostrano che è il dolce preferito da 8 italiani su 10.
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