News

Attualità
7 Gennaio 2023

Alzheimer, autorizzato negli USA un nuovo farmaco che ne rallenta il declino

La FDA degli Stati Uniti ha autorizzato il farmaco Leqembi per il morbo d'Alzheimer: sarà somministrato ai pazienti a uno stadio non avanzato della malattia

Arrivano buone notizie dagli Stati Uniti d'America: la Food and Drug Administration (FDA) ha autorizzato il farmaco Leqembi per il morbo d'Alzheimer. Si tratta del secondo di una nuova categoria di farmaci approvati per il morbo di Alzheimer che prendono di mira la patofisiologia fondamentale della malattia. Un farmaco che sarebbe in grado di rallentare (ma non fermare) la progressione del morbo

Il trattamento punta a ridurre il declino cognitivo e potrà essere somministrato ai pazienti che non hanno ancora raggiunto uno stadio avanzato della malattia. La procedura che ha portato al via libera è accelerata e per questo i produttori (l'azienda giapponese Eisai e quella americana Biongen) dovranno condurre altri studi.

Finora i risultati però sono promettenti, visto che è stato evidenziato un evidente rallentamento della progressione della malattia. I pazienti valutati sono stati 856 e si è valutata la presenza di placche amiloidi cerebrali, tipiche di chi è colpito da questo problema. Si è vista una "significativa riduzione" di queste placche nel gruppo che trattato con il farmaco rispetto a quello che ha ricevuto il placebo

Il farmaco costerà 26.500 dollari l'anno a persona e soltanto negli USA si contano circa 6,5 milioni di persone affette da Alzheimer. L'invito però è a smorzare gli entusiasmi: il medicinale può avere effetti collaterali importanti, i cui rischi sul singolo paziente devono essere valutati con attenzione dal medico. Si tratta dunque di un progresso ma non di un farmaco destinato a cambiare la storia di una delle malattie più diffuse al mondo.

Il rallentamento dei problemi cognitivi sarebbe soltanto di alcuni mesi, ma alcuni esperti dicono che comunque può migliorare la vita delle persone in modo significativo. "Questa medicina non blocca il peggioramento delle persone, ma rallenta la progressione - spiega Joy Snider, neurologo alla Washington University di St. Loius - Questo significa che qualcuno dei pazienti trattati col farmaco potrebbe essere in grado di guidare per sei mesi in più".

E in Italia? Occorre che a fare i primi passi sia l'Unione Europea e sotto questo punto di vista le aziende produttrici avrebbero già presentato un dossier all'EMA (l'Agenzia europea per i medicinali). Soltanto dopo una sua eventuale valutazione positiva e quella successiva dell'Agenzia italiana si potrebbero aprire spiragli per la diffusione del Leqembi anche fra i confini nazionali.

@Redazione Sintony News