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8 Novembre 2022

Reddito di Cittadinanza: esposte le prime linee guida

Reddito di Cittadinanza: l'iniziativa proposta dal sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon

Le linee guida del nuovo governo sono chiare: una di questa è tagliare fuori dal reddito di cittadinanza le persone che rifiutano la prima offerta di lavoro congrua. L’obbiettivo non è solo il troncamento del sostegno, bensì la creazione un meccanismo tendente al calo per i percettori di più lunga data, in modo da mettere in chiaro che il sussidio non può essere erogato a vita. In ultima analisi, il governo punta a ricavare risorse provenienti dagli 8 miliardi di spesa annua, per dirottarle verso ulteriori ambiti legati alla previdenza.

Ecco il percorso che la Lega immagina per la misura, approvato dallo stesso partito capitanato da Salvini quando era al governo con il M5S.

Come ricostruito nei giorni scorsi da Repubblica, le prime colpibili potrebbero essere le persone giudicate "occupabili”.

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Tuttavia, questo processo non è facile metterlo in atto: i numeri più recenti del Rdc elaborati da Anpal rappresentano una situazione complicata. Su 1,6 milioni di famiglie (per 3,6 milioni di persone) che incassano il reddito, infatti, solo 919 mila quelle  potenzialmente occupabili. Tolti gli esonerati, gli esclusi, i rinviati ai servizi sociali, si scende vertiginosamente a 833.470. Eliminando chi lavora, sono 660.602 i beneficiari nel mirino del governo Meloni (con le loro famiglie si sale sopra il milione). 

A queste persone, in pratica, dovrà esser sottoposta un'offerta "congrua" e, ricevendo il "no" come risposta, la conseguenza sarebbe la decadenza dal beneficio. Oggi le offerte rifiutabili sono due, una in meno a differenza del numero indicato dal governo Draghi.

Il sottosegretario al Lavoro leghista Claudio Durigon, in un colloquio con il Corriere della Sera, espone l'intento di rendere il Rdc rinnovabile solo per brevi periodi e con una decurtazione sull'assegno. 

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La proposta della Lega, secondo il sottosegretario, è più morbida rispetto alle altre iniziative che circolano nella coalizione, ma si muove verso la stessa direzione con una finalità ben precisa: il sussidio non può essere a vita. Durigon ha dichiarato: “Va fissato un termine oltre il quale non si può andare, un pò come con la Naspi", l'indennità di disoccupazione.

Il percorso disegnato da Durigon prevede che: a seguito dei primi 18 mesi di Reddito, sia possibile andare avanti al massimo per altri due anni e mezzo, ma con un abbassamento della cifra percepita. Se dopo un anno e mezzo l’individuo non ha trovato un lavoro parte una sospensione con l'inserimento per sei mesi in un percorso di politiche attive del lavoro.

Se al termine di questo tracciato, la persona ancora non ha lavoro, può richiedere nuovamente il sussidio ma con una riduzione del 25% e con una durata limitata ad altri 12 mesi, continuando nel frattempo, la fase di formazione.

Al termine, altra prova: in mancanza di lavoro, scatta una sospensione di sei mesi del sussidio. Se il diretto interessato non dovesse beneficiare di un’occupazione, potrà chiedere per l'ultima volta il Rdc, per una durata di sei mesi e per un importo decurtato di un ulteriore 25%, percependo la metà di quel che gli spettava in origine.

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Sono 173mila i cittadini che già lavorano ma continuano a percepire il Reddito, per via del fatto che il loro compenso è molto basso.

In termini di fondi, il sottosgretario stima che a regime si possa arrivare a ridurre il bilancio da 8 miliardi a circa 3 miliardi. Fin da subito, il congelamento e il taglio del 25% dell'assegno porterebbe 1,2 miliardi da impiegare, oltre che per un potenziamento delle politiche attive (con coinvolgimento delle agenzie del lavoro), ci sarebbero dei benefici anche per i fondi pensionari.

@Redazione Sintony News