Era il 24 febbraio scorso quando alle 3.55 del mattino una tv russa ha trasmesso un video registrato in cui il presidente Vladimir Putin ha annunciato l’operazione militare per “proteggere il Donbas”. Era l’inizio di una tragedia. Della guerra che non ha lasciato indifferenti nessuno e ha portato a numerose ripercussioni negative in altrettanti paesi.
Da allora sono passati cento giorni. E oggi il bilancio che parla di oltre 4mila civili uccisi, di cui 260 bambini. Cinque milioni di persone rifugiate in Paesi stranieri. Un quinto del territorio occupato dall'esercito di Mosca. E ancora: 300mila chilometri quadrati contaminati da mine, grandi e piccole città ridotte in macerie, economia in ginocchio.
Nell'ultimo messaggio della sera Zelensky ha ringraziato gli alleati, Usa in testa, per le nuove armi fornite e ha reso noto che a Severodonetsk le forze ucraine stanno resistendo, mentre è sempre durissimo lo scontro nel Donbass, ormai "devastato".
Intanto il leader della Lega Matteo Salvini ha detto che “Dialogare con la Russia chiedendo il cessate il fuoco non è un diritto, è un dovere".
@Monica Magro