Prima gli incendi in Australia e le foreste distrutte, poi l’America sull’orlo di una guerra contro l’Iran e infine la pandemia del Coronavirus. Questo 2020 ce ne sta facendo vedere di tutti colori! Pensavamo che per quest’anno potesse bastare, ma oggi nella giornata mondiale dell’ambiente, 20mila tonnellate di gasolio sono finite in un fiume artico in Siberia. Nel giorno scelto dall’ONU in onore del nostro pianeta, Vladimir Putin dichiara lo stato di emergenza.

In una delle città più inquinate del mondo, Norilsk, è collassata una cisterna delle miniere termoelettriche di Nornickel. A causa del cedimento avvenuto a seguito dello scioglimento di un ghiacciaio, è stata contaminata un’area di circa 350 chilometri quadri sul quale poggiava l'impianto.

Ma chi è il vero colpevole? Senza dubbio l’inquinamento globale che, con l’aumento delle temperature, determina quotidianamente la distruzione di gran parte dei ghiacciai siberiani e il conseguente innalzamento del livello del mare. Infatti, l’area intorno al Circolo polare artico si sta scaldando a una velocità doppia rispetto al resto del pianeta e la città di Norilsk, insieme a tantissime altre sparse in tutto il mondo, compare in cima alla lista per le emissioni di anidride solforosa.

Le acque del fiume si sono tinte di rosso, diventando prova tangibile dell’allarme ambientale repentinamente denunciato da Wwf: sebbene la perdita sia avvenuta venerdì scorso, l’incidente è stato taciuto per due giorni e la notizia reale è giunta solo via social. Come suggerito dalla stessa WWF, il danno potrebbe essere limitato mediante l’utilizzo di una diga galleggiante, prima che il gasolio possa raggiungere un grande lago a nord della città artica di Norilsk (Siberia orientale), con conseguenze irreparabili.

Gli ambientalisti denunciano il disastro: migliaia di pesci morti, uccelli soffocati e animali avvelenati.

Questo di oggi costituisce “un incidente di percorso” che avrà delle ripercussioni sulla vita di tutti!

@Grazia Enerina Pisano