La nuova variante del SARS-CoV-2, la NB.1.8.1, nota anche come variante Nimbus, ha fatto il suo ingresso in Italia. Dopo essersi diffusa in diverse aree del mondo, il primo riscontro nel nostro Paese è stato registrato nel report settimanale dell'Istituto Superiore di Sanità (ISS) del 28 maggio, che segnalava due sequenziamenti attribuibili alla nuova variante. L'ultimo report, datato 18 giugno, ha visto il numero salire a otto casi confermati, con altri tre in attesa di conferma. Il primo campione italiano risalirebbe al 10 aprile 2025.
Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), che il 28 maggio ha inserito NB.1.8.1 nell'elenco delle "varianti sotto monitoraggio", Nimbus non sembra causare sindromi più gravi rispetto alle altre varianti co-circolanti. La sua principale caratteristica, tuttavia, risiederebbe in una maggiore capacità di eludere la risposta immunitaria.
Per questo motivo, anche l'Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) ha raccomandato l'aggiornamento dei vaccini alle caratteristiche delle ultime varianti in circolazione. Nonostante ciò, l'OMS ha rassicurato che "i vaccini COVID-19 attualmente approvati rimangano efficaci per questa variante contro la malattia sintomatica e grave".
Il report settimanale dell'ISS, relativo alla settimana dal 12 al 18 giugno 2025, descrive un quadro complessivamente stabile. L'incidenza dei casi diagnosticati e segnalati nella settimana considerata è pari a 1 caso per 100.000 abitanti, mantenendosi costante rispetto alla settimana precedente.
Uno dei dati più significativi riguarda l'indice di trasmissibilità (Rt), calcolato sui casi con ricovero, che in questa settimana è stato pari a 1,00 (0,73-1,31). Questo dato, pur restando intorno al valore soglia, mostra un lieve aumento rispetto alla settimana precedente (Rt=0,74 (0,53-1,00) al 3 giugno 2025). Le valutazioni condotte dagli organismi internazionali, in base ai dati attuali, non evidenziano un aumento del rischio per la salute pubblica associato a NB.1.8.1 rispetto alle altre varianti.
Nonostante Nimbus presenti mutazioni sulla proteina Spike, il meccanismo che il virus utilizza per infettare le cellule, l'entità della malattia associata non sembra aver subito grandi cambiamenti. Sebbene i Paesi del Pacifico Occidentale, dove la nuova variante sta circolando con maggiore intensità, mostrino un aumento di casi e ricoveri legati al SARS-CoV-2, a fine maggio non c'erano "segni di maggiore gravità associati a NB.1.8.1, rispetto alle varianti circolanti in precedenza", ha spiegato l'OMS.
I sintomi associati a Nimbus sono quindi abbastanza simili a quelli delle precedenti varianti, includendo tosse, febbre, naso che cola, mancanza di respiro, mal di gola, perdita di gusto e olfatto, e sintomi intestinali come vomito o diarrea.
Tuttavia, negli Stati Uniti, dove Nimbus è ormai la seconda variante più diffusa (circa il 37% delle infezioni registrate), molti pazienti stanno segnalando un sintomo che potrebbe essere associato a questa nuova variante: un mal di gola estremamente intenso, che alcuni hanno descritto come "a lama di rasoio". Secondo gli esperti, come Peter Chin-Hong, professore di medicina e specialista in malattie infettive presso l'Università della California, San Francisco, non è ancora chiaro se questo sintomo sia davvero caratteristico di Nimbus. Tuttavia, il mal di gola rimane uno dei sintomi più comuni del Covid-19 oggi, interessando fino al 70% dei pazienti.
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