Si avvia alla conclusione la settimana di Formazione e prevenzione del Gioco d' azzardo patologico che si sta svolgendo dal 3 all' 8 ottobre al Palazzo dei Congressi della Fiera di Cagliari.
Tanti i laboratori interattivi "Fate il nostro gioco" con Taxi1729, la partecipazione di Radio Sintony, media partner, lo spettacolo teatrale "GAP, rovinarsi è un gioco" che dopo essere andato in scena a Olbia arriva a Cagliari in Fiera sabato 8 ottobre dalle 10 con ingresso libero e gratuito a cura di Stefano Ledda Teatro del Segno
Lo spettacolo nasce dall’intenzione di mettere una lente di ingrandimento sul fenomeno del gioco d’azzardo tecnologico, mostrando come il “passatempo innocuo” del videopoker può diventare con facilità dipendenza patologica “sulla pelle della percentuale difettosa”.
La pièce prende corpo attraversando un lungo periodo di documentazione e nove mesi di interviste. È dunque una storia reale fatta di nomi, mogli, posti di lavoro, figli, amicizie, quella che si svolge davanti al pubblico in una scena scarna fatta di segni brevi ed essenziali.
Segni che non lusingano la poesia, ma si impongono come snodi freddi e reali di una storia-vita, che “accadendo” sul palcoscenico racconta la claustrofobia ciclica della dipendenza.
Note di regia
Esploso, questo è quello che diceva l’intervista sul giornale. «Ad un certo punto sono esploso e tutto non era più dove l’avevo lasciato.»
Esploso. Proprio questo credo sia il modo più efficace per raccontare la storia di un giocatore compulsivo di videopoker. Raccontarla esplodendone gli episodi, le bugie, le emozioni ed insieme a questi cercare di raccontare anche gli oltraggi subiti, non certo dalla “dea bendata”, che non abita tra i microchip di una “poker machine” e che comunque la dentro non potrebbe nulla, ma da chi lucra approfittando della sua debolezza e da chi fa finta di non vederlo mentre si rovina, perché è troppo stupido, e dunque fatti suoi.
Questa esplosione avviene in una scena povera, adatta a contenere una storia frammentata e frammentaria, nella quale brandelli di giornate si inseguono ciclici in una ripetizione ossessiva inarrestabile, fatta di omissioni, bugie, compromessi, prestiti, abbandoni, violenza.
Una storia dove i dati di una realtà allarmante, sono riservati ad una razionalità separata, come le parole complicate di una conferenza scientifica, che resta composta, astratta dal caos di una quotidianità ferita dell’umiliazione della dipendenza.