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4 Agosto 2021

Marcell Jacobs: "Mi sento italiano al 100% non rinnoverò la doppia cittadinanza"

Marcell Jacobs: “Sono nato in Texas ma neanche parlo inglese, mi sento italiano al 100%”

Marcell Jacobsmedaglia d’oro alle Olimpiadi di Tokyo per metà americano dichiara l' amore per l' Italia il paese della madre e dove è cresciuto  da quando aveva poco più di un anno

 

“Sono arrivato in Italia quando avevo 18 mesi, i miei figli sono nati qui, mi sento italiano in ogni cellula del mio corpo, tanto che con l’inglese sono in difficoltà”

 

 

“Con mio padre non è ancora tutto risolto, però almeno con papà ora comunichiamo”. – ha dichiarato a Il Corriere della Sera – “Cioè, io copio e incollo: il traduttore di Google mi dà una mano quando non capisco. Lo so, lo so, dovrei rimettermi a tavolino a rispolverare la grammatica inglese: i termini li conosco, è che per paura di sbagliare mi paralizzo e sto zitto. Ora mi sento sbloccato. È incredibile la potenza dell’energia che si muove quando abbatti un muro. Lo odiavo per essere scomparso, ho ribaltato la prospettiva: mi ha dato la vita, muscoli pazzeschi, la velocità. L’ho giudicato senza sapere nulla di lui. Prima se una gara non andava bene davo la colpa agli altri, alla sfortuna, al meteo. Adesso ho capito che i risultati dipendono solo dal lavoro e dall’impegno”.

 

 

 

Cresciuto a Desenzano del Garda, in provincia di Brescia, Marcell Jacobs fino al 2015 ha avuto la doppia cittadinanza quindi quella statunistense e quella italiana ma ha deciso di non rinnovare quella americana. A  26 anni,  il campione olimpico si sente italiano al 100% e la sua vita va avanti in tricolore con 3 figli ed 1 medaglia d’oro appesa al collo.

“Mio padre, da bambino, non lo ricordo. Dal momento in cui con mamma siamo rientrati da El Paso, è cominciata la nostra personalissima sfida a due. A scuola ero in difficoltà. Disegna la tua famiglia, mi diceva la maestra: io avevo solo mia madre da disegnare e ci soffrivo. Chi è tuo papà, mi chiedevano gli amici da ragazzino: non esiste, rispondevo, so a malapena che porto il suo nome. Per anni ho alzato un muro. E quando mio padre provava a contattarmi, me ne fregavo”.