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25 Febbraio 2021

Francesco Sarcina si racconta nella sua autobiografia

Francesco Sarcina, frontman de Le Vibrazioni, si mette completamente a nudo: la giovinezza, la musica, la droga e i tormenti, ma anche l’amore ed i figli.

In “Nel mezzo”, la sua prima biografia – edita da Sperling&Kupfer – si racconta la storia di un uomo, prima che di un cantante, che si è ritrovato a vivere situazioni pesanti; per descriverla al meglio basterebbero tre parole: sesso, droga e rock ‘n roll.

Soprattutto droga. E donne. Tante.

Prima una adolescenza complicata nella periferia di Milano, poi il successo con Le Vibrazioni, tante donne intorno; la scoperta della droga e, infine, un tumore.

Il triangolo Gratosoglio-Barona-Corvetto è stata la mia punizione e per me ha rappresentato il purgatorio – racconta il cantante in una intervista con FQ Magazine – Era una comunità di gente del Sud scappata da una realtà malavitosa per cercare fortuna e soprattutto lavoro. C’era un filo di speranza. Eravamo un po’ come gli immigrati di oggi con le stesse difficoltà, le stesse esigenze di lavorare… Poi c’erano le schegge impazzite che si davano alla delinquenza. Io ero un ragazzino veloce e agile, riuscivo a barcamenarmi. Uscivo di casa e trovavo il cemento, le auto e i ragazzi sui motorini, i pacchi di erba da portare. Con il mio amico Dario andavamo in giro a far cazzate, a fare tutte quelle cose che fai quando sei un adolescente. In quegli anni sono rimasto folgorato dalla musica e precisamente nel 1989 da ‘Dr.Feelgood’ dei Mötley Crüe. Ricordo esattamente dov’ero, a che ora ho visto il video e quando ho preso la chitarra mentre mi guardavo allo specchio per giocare a fare la rockstar”.

 

 

Il leader de Le Vibrazioni si racconta, senza filtri, senza esismersi dal toccare un tasto dolente quale è stata la sua tossicodipendenza.

La cocaina è una polvere morbida e sottile e se ne vola via in un soffio. Ti sale dentro come un sussurro e prima di farsi sentire ti anestetizza tutto. Diverse sostanze fanno un effetto differente ma c’è un comune denominatore: la fragilità. L’essere fragile nasce dentro di te ed è un qualcosa che in qualche modo non sai colmare né mettere a tacere. Ho fatto una analisi chirurgica del mio uso delle droghe perché oggi sono contento di essere riuscito a liberarmene. Oggi è molto più complicato essere sinceri. Mi sono massacrato di alcol e di droghe perché tutto sommato lottavo contro qualcosa. Non mi sento di colpevolizzare nessuno per le scelte che ho fatto. La cosa certa è che non avrei dovuto fare uso di certe sostanze perché non si è lucidi e alla fine è solo pura sopravvivenza. Sono un sopravvissuto”, continua Sarcina.

L’artista si apre anche in merito al rapporto col padre.

Mio padre era come me, amava la musica e le donne. C’era una gara conflittuale tra noi. Quando ho realizzato il mio sogno sapevo che era orgoglioso di me. Purtroppo è stato colto da un ictus, ho cercato di dargli tutto quello che potevo, di fornirgli assistenza. Lui però aveva un sorriso amaro, non si poteva godere la vita. Una volta l’ho portato ad un mio concerto e l’ho messo sotto il palco. Non se la stava godendo come avrebbe voluto, non avrebbe potuto. Era lì con un mezzo sorriso e penso di aver anche cantato male quella sera. Mi immaginavo come sarebbe stato se fosse stato nel pieno della sua forma. Si sarebbe ringalluzzito con i suoi amici, sarebbe venuto dietro al palco a rompermi le palle. Ne sono sicuro. Non avrebbe perso occasione per criticarmi – dice, sorridendo – Poi non ce l’ha fatta più. Ho disperso le sue ceneri in mare. Ricordo perfettamente quel giorno. D’un tratto mentre stavo spargendo le ceneri è cambiato il vento, mi è finito tutto in faccia. Mi bruciavano le narici, gli occhi, avevo sniffato le ceneri di mio padre come è successo a Keith Richards dei Rolling Stones. Poi, non so come, le chiavi della mia macchina sono finite in acqua. Insomma mi aveva giocato ancora una volta uno scherzo, mio padre. Lo dico sempre ai miei figli: non pensate al vostro egoismo, se accadrà qualcosa dovete lasciarmi morire”.

Nella tormentata vita del musicista, oltre al successo, alla musica, alle donne, ed alla droga, anche un tumore.

Durante un controllo completo ho scoperto di avere il tumore, alla fine era localizzato e gestibile ma questo evento ha radicalmente rivisto le priorità della mia vita. Dopo il tumore avevo solo una certezza: se la mia vita doveva continuare, allora il tempo che mi rimaneva l’avrei dedicato alla famiglia e la musica. Al terzo posto, c’erano le donne. Lo spazio per gli abusi era finito. Allora decisi di chiamare un mio caro amico, J-Ax, il quale mi consigliò una struttura che avrebbe potuto aiutarmi”.

 

@Mattia Porcu