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12 Febbraio 2021

Nuraghi patrimonio dell’Umanità

Nuraghi patrimonio dell’Umanità. La Rete delle Professioni Tecniche al fianco della Sardegna verso l’Unesco

La data da segnare sul calendario è il 31 marzo prossimo. In quel giorno l’Unesco renderà noto l’esito dell’istanza per il riconoscimento dei nuraghi quale patrimonio dell’umanità. Ma la partita è già iniziata.

La Rete delle Professioni Tecniche della Sardegna, composta dai rappresentanti degli ordini degli Ingegneri, dei dottori Agronomi e forestali, degli Architetti, dei Chimici, dei Geometri, dei Periti Agrari, dei Periti industriali, sostiene l’Associazione ‘Sardegna verso l’Unesco’ nell’importante compito di valorizzazione del patrimonio nuragico sardo. L’intesa con gli ordini professionali, che arriva all’indomani del sostegno del mondo delle imprese, avvia una collaborazione finalizzata alla divulgazione del valore dell’elemento architettonico tipico e distintivo della civiltà nuragica, il nuraghe.

«Ciò che sappiamo oggi sulla cultura nuragica in Sardegna, oltre che al lavoro instancabile degli archeologici, si deve anche agli studi effettuati sulle strutture dei manufatti ad opera di tecnici, studiosi e ricercatori che nel corso degli anni hanno costruito le basi dell’attuale conoscenza e del sapere sui nuraghi – dice la coordinatrice della Rete Patrizia Sini, Presidente dell’Ordine degli Architetti di Oristano –. Numerosi, in questo senso, sono gli studi inerenti le strutture murarie complesse, la valutazione strutturale, il rilievo e i processi di tutela, la sicurezza e l’accessibilità, le relazioni con il territorio pianificato, i modelli di musealizzazione».

Partendo proprio dal presupposto che le costruzioni nuragiche appartengono alla Storia dell’Architettura sarda, i Professionisti si uniscono ai sostenitori del progetto che punta alla loro valorizzazione e tutela, pronti a dare un contributo concreto allo sviluppo dell’iniziativa. «Il Nuraghe resiste al tempo e all’antropizzazione dei territori grazie a una ben calibrata distribuzione di pesi, senza che vi sia alcuna traccia di materiale legante – prosegue Sini –, ma, quasi paradossalmente, diventa esso stesso un elemento di unione, un formidabile collante in grado di compattare verso un unico obiettivo (il riconoscimento dell’Unesco) le anime più disparate della società civile e il mondo della cultura, della Scienza, della politica e delle Università, il tessuto economico e il mondo religioso. Un filo conduttore, quello rappresentato dagli oltre 8.000 manufatti sparsi in tutta l’Isola, che tiene vivo il rapporto tra i sardi che risiedono in Sardegna e i sardi nel mondo, che non a caso hanno dato il patrocinio all’iniziativa».