News

30 Novembre 2020

In Svizzera si scia, in Italia resta tutto chiuso

La Svizzera apre i suoi impianti sciistici e cerca maestri di scii in Italia., Così la montagna Italiana rischia di franare

Mentre in Italia e in Europa la stagione sciistica è a rischio per contenere appunto la pandemia, la  Svizzera apre gli impianti sciistici e cerca anche di reclutare maestri di scii italiani.   A Zermatt le porte degli autobus elettrici, messi a disposizione dal Comune per spostarsi in centro e raggiungere le partenze degli impianti sciistici, sono carichi di persone e le porte si chiudono quasi a stento dalla calca.  Ad Arosa si scia così come a Zermatt, meta mondiale dello sci,  e le regole difficilmente vengono rispettate, dal distanziamento alle comuni misure anti contagio. La situazione potrebbe presto sfuggire di mano con l'arrivo dei turisti e amanti della montagna che in poco tempo potrebbero varcare i confini e dall' Italia arrivare in Svizzera.  L' Europa sta facendo pressioni sull'  Austria,  chiedendo di non aprire gli impianti e l' Italia sembra intenzionata a tenere chiuso.  La Svizzera,  ha già riaperto e l'Austria è in procinto di farlo. Un appello decisamente in contrasto con la richiesta degli assessori di Piemonte, Valle d'Aosta, Lombardia, Provincia di Bolzano, Provincia di Trento, Veneto e Friuli Venezia Giulia che, alla luce della mossa Svizzera, hanno sottoscritto una proposta al governo Conte per permettere di avviare la stagione invernale con gradualità. "Il governo ci ascolti, consenta l'apertura degli impianti di risalita con questo criterio e permetta la mobilità regionale". Quest'ultimo punto è infatti ritenuto un requisito necessario per far partire la stagione: "Se la si intende vietare per evitare feste e momenti di aggregazione, si consenta perlomeno la mobilità tra regioni per chi ha prenotato in una struttura ricettiva almeno una notte". "La nostra proposta - scrivono gli assessori regionali - non è legata agli aspetti ludici dello sci e dello svago ma, al contrario, deriva da un'attenzione particolare al mondo del lavoro e all'occupazione che l'industria dello sci genera sui nostri territori montani. Trovare un compromesso è d'obbligo, ne va della sopravvivenza della montagna, dei suoi lavoratori e del suo indotto di 20 miliardi".