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26 Novembre 2020

“A D10S”: Il ricordo di Diego Armando Maradona

Il Pibe de Oro ci lascia a 60 anni per un attacco cardiorespiratorio. Tre giorni di lutto nazionale in Argentina, lutto cittadino a Napoli. Tutti piangono il Dio del calcio

Dio è morto”. Tre parole che risuonano nella testa di ogni amante del calcio su questa Terra. Perché sono, e saranno, giorni tristi per tutto il mondo. Se n’è andato lui, il “Pibe de Oro”: Diego Armando Maradona, la mano de Dios.  Una vita tra alti e bassi la sua, dipendenze e trofei, tra genio e sregolatezza. Il tutto accomunato però da una costante: l’umiltà di un campione, forse il più grande di sempre. Un campione che non ha avuto paura di mettere in piazza quelle che sono state le sue fragilità, le sue dipendenze, che lo hanno così reso parte di una comunità, della gente. 

La morte del Genio del Calcio

La morte  è avvenuta ieri, intorno alle 12.  Diego è deceduto in seguito a un attacco cardiorespiratorio mentre si trovava nella sua casa nel quartiere San Andres, nella periferia di Buenos Aires, con lui la figlia Giannina e a niente sono valsi i soccorsi. È proprio lì che viveva dopo essere stato dimesso dalla clinica Olivos dov'era stato operato al cervello per un edema traumatico, lo scorso 4 novembre. Lasciato l’ospedale poi, il medico del campione argentino, Leopoldo Luque, aveva diffuso la prima foto dopo l'intervento: Maradona appariva sorridente, sul letto e con una benda in testa. Insomma, tutto procedeva per il meglio. Ieri invece la notizia che ha sconvolto il mondo del calcio e non solo e che in pochi minuti ha fatto il giro del mondo. 

Diego aveva compiuto 60 anni il 30 ottobre scorso. In quell’occasione, in un’intervista rilasciata al Clarin, il Pibe aveva dichiarato: Sono stato e sono molto felice. Il calcio mi ha dato tutto quello che ho, più di quello che avrei immaginato. E se non avessi avuto quella tossicodipendenza avrei potuto giocare molto di più. Ma oggi questo è passato, sto bene e quello che mi dà dolore è non avere i miei vecchi”.  Sì, perché la carriera di Diego, come tutti sappiamo, è stata ricca di soddisfazioni, successi e vittorie, ma anche di rovinose cadute.

Una carriera indimenticabile

La carriera professionista di Diego Armando Maradona,  parte, ovviamente, dalla sua cara e amata Argentina. Inizia nell'Argentinos Juniors, per poi approdare nel Boca Juniors. Ma il talento del Pibe non può stare rinchiuso nei confini sudamericani. Così sbarca in Europa: prima al Barcellona, poi al Napoli, città che è diventata presto la sua seconda casa. La stessa che lo ha reso cittadino onorario nel 2017. Passerà poi al Siviglia, al Newell's Old Boys, per poi ritornare in patria, ancora una volta con la maglia del Boca.

Con la nazionale argentina, invece, disputa 4 Mondiali, vincendo da assoluto protagonista il torneo del 1986. Ed è proprio in quella edizione che Maradona segna con la famosa “Mano de Dios”. Non ha mai potuto vincere un Pallone d’Oro durante il suo periodo di attività, perché fino al 1994 il premio era riservato ai giocatori europei. In compenso, gliene venne consegnato uno “per la carriera” nel 1995.

Ma oltre tutte le soddisfazioni calcistiche, Diego rimarrà una delle figure più controverse della storia di questo sport. Soprattutto per la sua personalità eccentrica dentro e fuori il campo. In questo senso, nel 1991 fu sospeso dal calcio giocato per uso di cocaina, mentre al mondiale 1994 per positività ai test antidoping.  Ecco allora chi era Maradona: un calciatore straordinario e una persona autentica, sincera, nel bene e nel male.

L’ultimo saluto al Grande Campione: gli aggiornamenti dall’Argentina

Il cuore dell’intera Buenos Aires è fermo da ore. Migliaia di persone si sono riversate per le strade della capitale argentina per rendere omaggio al calciatore più grande di tutti i tempi. Il pellegrinaggio della gente verso lo   stadio dell'Argentinos Juniors, il club dove Diego iniziò la sua carriera è incessante.  E mentre il Governo argentino ha ufficializzato tre giorni di lutto Nazionale per commemorare il fuoriclasse, sembra fermarsi anche lo sport nazionale. Infatti, la partita di Copa Libertadores tra Internacional e Boca Juniors, in programma questa notte, è stata rinviata. 

Tutto, o quasi, è pronto per l’ultimo saluto al grande Diego Armando Maradona. La camera ardente   è stata allestita nel palazzo presidenziale della Casa Rosada a Buenos Aires, precisamente attraverso l'entrata della calle Balcarce numero 50. Fonti ufficiali, hanno confermato poi che sarà aperta alla popolazione "probabilmente nel pomeriggio". E, come è facile immaginare, il Governo argentino si aspetta una partecipazione “massiccia”. Si prevede, infatti, che arriveranno  un milione di persone renderà omaggio al Re del calcio mondiale nei tre giorni in cui resterà aperta la camera ardente.  Intanto, i ministeri stanno cercando di organizzare l’evento nel minimo dettaglio, soprattutto per rispettare le misure di sicurezza adeguate a contenere la pandemia di Covid-19.

Il ricordo di Napoli: una città senza Dio

In queste ore, anche nel cuore dei napoletani si è creata una voragine. Una ferita che difficilmente potrà guarire presto. Lì, nella città dove Maradona era una vera e propria fede, qualcosa sopra tutto e tutti, il Sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, ha proclamato il lutto cittadino per la morte del calciatore. Nel frattempo, sia lo stesso sindaco, sia il proprietario del Napoli Calcio Aurelio De Laurentiis, hanno dichiarato la volontà di intitolare lo stadio San Paolo al grande Pibe de Oro. Lo stesso stadio, le cui luci sono rimaste accese tutta la notte in suo ricordo. Lo stesso stadio, oramai diventato una meta di pellegrinaggio nelle ultime ore. Centinaia di tifosi si sono recati nella struttura con striscioni, fiori e candele. E nonostante la zona rossa e il coprifuoco, con compostezza i napoletani si sono raccolti spontaneamente, tutti con le mascherine, davanti all' altarino in memoria di Diego.

Sono stati accesi anche decine di lumini votivi nella piazzetta ai Quartieri Spagnoli, davanti al murales di Diego Maradona. Il bar storico della piazza ha acceso in proiettore su cui scorrono le immagini dei gol del fuoriclasse. Tutti hanno partecipato. I trentenni che non hanno mai visto giocare Diego nello stadio di Napoli, ma che portano il suo nome e la leggenda nel cuore e chi invece, ha visto Napoli salire sul tetto del mondo grazie al gioco di Diego Armando Maradona. 

I tweet della squadra partenopea che ha "annerito" il proprio logo in segno di lutto,  sono emblematici, e rispecchiano esattamente il punto di vista di migliaia di napoletani.  "Tutti si aspettano le nostre parole. Ma quali parole possiamo usare per un dolore come quello che stiamo vivendo? Ora è il momento delle lacrime. Poi ci sarà il momento delle parole"

 

 

 

 

 

Un minuto di silenzio in tutti i campi della Serie A, della Champions e della Europa League

Rimanendo all’interno dell’ambiente sportivo, è chiaro che l’intero mondo del calcio è rimasto sconvolto dalla  notizia. Il presidente della FIGC, Gabriele Gravina, per onorare la memoria del grande campione, ha disposto un minuto di raccoglimento, prima dell'inizio delle gare di tutti i campionati programmate nel prossimo fine settimana. Stesso provvedimento comunicato dalla Uefa, valido per le partite Champions League ed Europa League che si disputano in queste ore.

Le coincidenze emblematiche sulla morte di Maradona

Un anno davvero maledetto per il mondo intero. Diego è morto ieri, il 25 novembre 2020. Lo stesso identico giorno nel quale, 4 anni fa, moriva colui che il Pibe considerava come un "secondo padre": Fidel Castro. I due avevano uno stretto rapporto, di ammirazione reciproca. Il tutto, in uno strano intreccio tra passione politica e  calcistica. Un’amicizia divenuta più stretta durante gli anni  in cui  Maradona  visse a Cuba, passati a disintossicarsi dalla dipendenza alla cocaina.

Ma c’è un’altra coincidenza. Il 25 novembre, in questo caso di 15 anni fa, ci lasciava un’altra stella calcistica: George Best. Proprio lui, un altro “maledetto del calcio”, così come Diego. Un calciatore dalle capacità tecniche impressionanti, ma dalla vita privata ricca di vizi ed eccessi. Il 25 novembre sarà d’ora in poi un giorno buio per le divinità del pallone.

Dalla politica al calcio, dallo spettacolo al mondo religioso: tutti piangono Diego Armando Maradona

Infiniti sono stati i tweet e i post in ricordo del campione. Colleghi del mondo del calcio, ma non solo. Possiamo citare Platini, Sacchi, Baresi, Cristiano Ronaldo, Messi, Bruno Conti, Totti, Del Piero,  e chissà quanti altri. Tra i tanti però, spicca  Pelè, diretto rivale per il titolo del migliore di sempre, secondo molti fan. La stella brasiliana ricorda il collega scomparso con parole memorabili e toccanti: “un giorno, spero ritorneremo a giocare insieme”.

 

 

Anche Gullit omaggia Maradona: "Riposa in pace. Vivrai per sempre nel mio cuore e nei cuori di molti altri amanti del calcio. Il miglior calciatore che abbia mai visto e contro cui abbia mai giocato"

 

 

Diego Armando Maradona ha  dipinto il calcio” ha dichiarato invece, all’ANSA, il grande Roberto Baggio in suo ricordo. “Così come al Louvre possiamo ammirare nei secoli la Gioconda di Leonardo, le generazioni future ammireranno quanto Diego ha saputo dipingere con il suo calcio”.

Tra le altre figure di spicco che celebrano il campione, oltre quelle del mondo della politica, troviamo anche il nostro Papa Francesco. Il direttore della Sala stampa vaticana, Matteo Bruni, ha dichiarato che anche Papa Francesco “ripensa con affetto alle occasioni di incontro di questi anni e lo ricorda nella preghiera, come ha fatto nei giorni scorsi da quando ha appreso delle sue condizioni di salute”.

Il  mondo intero si blocca in ricordo del Pibe de Oro. Tutti si inginocchiano davanti alla morte di uno dei più grandi calciatori di sempre. Forse il più grande. Un uomo straordinario, tormentato, autentico. Il protagonista delle giocate più iconiche della storia del calcio, delle rivalse più grandi. E noi ti vogliamo ricordare così.

Ciao Diego.

 

@Roberto Piras