Dopo l'enorme successo riscosso in Germania, Finlandia, Belgio e Gran Bretagna, ora anche nel nostro bel Paese è arrivata la linea di abbigliamento firmata Lidl: scarpe, calze, e persino ciabatte sono andate letteralmente a ruba.
Moda, questa, che ha realmente valicato i confini, e nel nostro caso con ancora più forza: il colosso tedesco dei supermercati Lidl, grazie ad una riuscitissima operazione di marketing, anche da noi è riuscito a far diventare dei veri e propri oggetti del desiderio calzini, magliette, ciabatte e soprattutto scarpe con il logo del supermercato.
Qual è il segreto? Il prezzo, evidentemente basso, pari a 12,99 euro?
La necessità di acquisto a basso costo in tempo di pandemia?
O, più semplicemente, la voglia di rivendere il tutto su ebay ad un prezzo più che maggiorato?
Non si tratta di questo: o meglio, non solo di questo.
In questo caso vale più che altro il principio della scarsità, elemento da sempre molto caro alle operazioni di marketing: creare un senso d’urgenza, di bisogno, per spingere i consumatori all'acquisto del prodotto prima che diventi introvabile.
In poco tempo la domanda (molto alta) ha superato l'offerta (pressoché bassa); il fenomeno ha generato un repentino passaparola dei clienti; il prezzo è salito ed il pubblico ha percepito la linea di “streetwear” come un qualcosa di premium, a tal punto da dare vita al fenomeno del reselling online. Detto, fatto.
Secondo il professore di Sociologia Alfondo Amendola, dietro l'incredibile (e a tratti inspiegabile) successo di questi indumenti vi è “l’ossessione comunicativa, emozionale e relazionale che in questo periodo sta spingendo le scelte dei consumi verso una sorta di “stordimento collettivo” - sostiene il professore, e continua - “da un punto di vista estetico le scarpe sono oggettivamente brutte, ma grazie alla promozione che è stata fatta, soprattutto sui social, si è creata un’aspettativa talmente alta che tutti avrebbero voluto acquistarle. Ancora una volta, questione d’identità e di appartenenza”, conclude il sociologo.
@Mattia Porcu