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14 Novembre 2020

L'acquarello dell'Amore: il FLIRT

Encomio della lentezza

Il Flirtare, un tempo non era un inespressivo mordi e fuggi, ma un verbo che sottointendeva una moltitudine di azioni messe in atto per amoreggiare e sedurre la propria amata o il proprio amato.

Una vera e propria incoscienza emozionale che permetteva di mettere in campo il proprio potenziale erotico e il proprio fascino tra blandizie e quel vento solido di spirito avventuriero, unito al piacere della conquista passionale.

Una sorta di cerimonia blanda,affascinante e affatto inconcludente.

Simile al corteggiamento, ma con sfumature differenti poichè il corteggiamento ha una sua meta da raggiungere, ovvero l'innamoramento mentre il flirt, no.

Il flirt librava contesti interni ed esterni di candido ed istintivo divertimento, alternando un vedo e non vedo con gli occhi schiusi, un dire senza parlare, un spogliarsi senza esporsi troppo, un ginepraio di pensieri adombrati in quel tempo che serviva per vivere un certo momento: una vacanza, una serata, una stagione. Niente di più.


Il Flirt ha da sempre avuto una sua psicologia nonostante non si possa definire una "scienza". Pensiamo però ad sguardo incrociato al supermercato fra i reparti, alla fermata del pullman mentre lo si attende, due parole scherzose scambiate in un locale. Quante occasioni la vita ci sottopone per provarci con qualcuno? Sempre. Ma capire se qualcuno (o qualcuna) ci sta mandando segnali inequivocabili, non è affatto semplice.


Un tempo non esisteva il cellulare ma telefono fisso, non esistevano quindi sms o le messaggistiche varie ma carta, penna e francobolli. L'attesa era un comune denominatore fra le parti. Oggi pensare di aspettare è quasi utopico. Abbiamo vivido il concetto di corsa ma non di lentezza e questo "agio" sarebbe idilliaco da insegnare nelle scuole perché, tra l’altro è molto più salutare della fretta. Nelle evoluzioni passionali è così idilliaco e paradossalmente procace precorrere, sognare, costruirsi un film su quello che potrebbe accadere, soprattutto se si è giovani. Oggi è del tutto inconcepibile immaginare come tutto possa succedere con un intervallo dilatato in minuti, ore, giorni, settimane o mesi.
Pensiamo per esempio agli incontri che un tempo avvenivano in discoteca. Si organizzavano dei giorni prestabiliti fissi, adunate cicliche che potevano essere il venerdì, il sabato o la domenica sera ove se qualcuno o qualcuna poteva interessarti, diventavi un o una cliente abituale, in modo da rivedere chi ti faceva palpitare cuore ed ormoni.

I pretesti di approccio erano vari ed eventuali, magari danzando e sfoderando con ritmo e grazia la propria arte seduttiva e lasciando trapelare un fare caliente e passionale. Era una gravitazione emozionale impulsiva.

Non si usava il twerking, i balli erano sì smodati, senza grosse effusioni ma molto libidinosi. Dopo il primo approccio scandito dallo spigliato  “Ciao, come ti chiami?” e altre frasi convenzionali per rompere il ghiaccio o ci si salutava sperando in una volta successiva in per conoscersi meglio, o si ricercava una penna e uno scontrino per scrivere il proprio numero di telefono. Non era però così ovvio telefonarsi e per questo motivo iniziavano le chimere e le domande esistenziali del post serata: "sarà timida/o?", "avrà perso il numero?", "avrà una fidanzata/o?", "avrà scritto bene il numero?". Tutto era vissuto con maggior intensità e probabilmente anche strazio.
Oggi è tutto cosi esplicito che talvolta gli incontri sono permeati di motivi o elementi erotici come un paio di jeans della stagione precedente scontati durante i saldi. Come saremmo però senza internet, cellulari e whatsapp? Senza spunte blu? Senza messaggi sul cellulare fraintendibili e deconcentranti?
Sarebbe fruttuoso ritornare alle vecchie e buone maniere educandoci ad aspettare, anche perchè ogni tanto sia l'attesa che spegnere tutto fa bene al proprio "io", all'amore e anche al sesso.      

Il flirt sta alla relazione come i “cento metri” alla maratona.   (Roberto Gervaso)

@Mariazzurra Lai