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26 Ottobre 2020

Il vaccino di Oxford genera una grande risposta immunitaria negli anziani

Lo riporta il Financial Times, che anticipa i risultati dei vari test clinici della fase 3 di sperimentazione.

Il vaccino contro il SARS-CoV-2 – del cui studio e della cui produzione si stanno occupando l'Università di Oxford e la società AstraZeneca, con la collaborazione anche dell'azienda italiana Irmb – comincia a fare ben sperare: stando a quanto riporta il Financial Times, che dà un'anticipazione dei risultati dei test clinici della fase 3 attualmente in corso, pare che il vaccino stia causando un'importante risposta immunitaria nei soggetti anziani.

Nello specifico, secondo quanto riportato dal quotidiano britannico, il vaccino in questione – che, peraltro, è tra quelli in fase di sviluppo più avanzata – stimola la produzione di anticorpi protettivi e dei cosiddetti linfociti T (in prima linea per la difesa del sistema immunitario); si parla di «speranze generate dai test», infatti, perché generalmente le difese immunitarie degli individui anziani sono decisamente meno reattive, a tal punto che per loro si studiano e si producono dei vaccini appositamente potenziati.

Questa notevole produzione di anticorpi – e la conseguente forte risposta immunitaria – però, nonostante sia una condizione assolutamente necessaria, non è comunque sufficiente a stabilire l'efficacia e la sicurezza del vaccino stesso.

I nuovi risultati, comunque, sono in linea con quelli già rilevati a luglio che hanno mostrato «robuste risposte immunitarie» in un gruppo di adulti sani tra i 18 e i 55 anni.

Da tenere a mente, però, che si tratta solo di dati preliminari e non ancora pubblicati; inoltre sarà ovviamente necessario attendere la conclusione della fase 3 di sperimentazione.

Intanto, però, l’Ema (l'Agenzia europea per i medicinali) ha cominciato ad analizzare i dati forniti dai produttori del vaccino per dare l’approvazione, possibilmente in tempi brevi, prima di immetterlo sul mercato.

Approvazione che, però, qualora «la pandemia dovesse ancora aumentare a fine novembre, potrebbe arrivare in poche settimane, che è un tempo brevissimo. Se ci fosse un’approvazione per uso emergenziale, quindi, la registrazione del vaccino potrebbe avvenire entro gennaio», ha spiegato al Corriere Sergio Abrignani, noto immunologo nonché professore ordinario di Patologia generale all'Università Statale di Milano.

Ciò che è certo, comunque, è che, forse si comincia ad intravedere la luce in fondo al tunnel. 

 

@Mattia Porcu