Mentre i contagi dilagano in ogni angolo del mondo, c'è una regione – situata nello stato del Canada – che pare essere completamente covid-free: si tratta del Nunavut, il territorio più vasto dello Stato e uno dei più remoti e meno popolosi del mondo; da marzo, quando più o meno in tutto il mondo si stava verificando il picco dei contagi, non si è registrato neanche un caso positivo.
Come riporta la Bbc, il motivo della totale assenza del virus è da imputare – oltre l'isolamento naturale della popolazione, che abita in comunità molto distanti tra loro – anche al fatto di aver adottato da subito misure assai severe.
I funzionari, infatti, non volendo correre rischio alcuno, hanno introdotto una stretta non solo per gli abitanti: è stato vietato l'ingresso a quasi tutti i viaggiatori, mentre per i residenti di ritorno è stata prevista una quarantena di 14 giorni in alcuni centri di isolamento (nelle città di Winnipeg, Yellowknife, Ottawa o Edmonton) a spese del Governo e controllati da guardie.
L'isolamento della regione del Nunavut, però, può anche essere un'arma a doppio taglio. Le comunità nel territorio, oltre a non avere la possibilità di eseguire i tamponi localmente, hanno anche delle limitatissime risorse mediche: l'ospedale di Iqaluit, la Capitale, che conta circa 35 posti letto, potrebbe gestire al massimo 20 pazienti Covid-19; e nel malaugurato caso in cui si verificasse un focolaio, le persone che necessitano di cure dovrebbero essere trasportate in altri ospedali.
Anche per questo motivo, infatti, i funzionari hanno reso obbligatorie le mascherine in tutto il territorio: "la decisione, abbastanza drastica, di introdurre queste misure è stata presa sia per la potenziale vulnerabilità della popolazione al Covid-19 che per le sfide uniche della regione artica", ha spiegato il dottor Michael Patterson, responsabile della sanità pubblica del Nunavut.
Gli Inuit – le popolazioni autoctone dell'Artico – costituiscono oltre l'80% della popolazione del territorio e tanti di loro sono potenzialmente a rischio a causa di diversi fattori: tra queste, le condizioni abitative tutt'altro che adeguate e sicure, nonché l'altissima probabilità di ammalarsi di tubercolosi.
@Mattia Porcu