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13 Settembre 2020

Mondo dello sport sotto shock, giustiziato il wrestler Navid Afkari

In Iran, per la legge del taglione è stato impiccato il wrestler Navid Afkari, aveva 27 anni, condannato a morte con l'accusa di aver ucciso un funzionario pubblico durante le manifestazioni del 2018

Giustiziato, impiccato, in una prigione Iraniana, il wrestler Navid Afkari. Aveva solo 27 anni, condannato a morte con l'accusa di aver ucciso un funzionario pubblico nel corso di una delle manifestazioni di protesta del 2018. La morte del giovane sportivo porta la data del 12 settembre  come comunicato  dal capo del Dipartimento di giustizia della provincia di Fars, Kazem Mousavi, citato dall'Irna, aggiungendo che i fratelli di Navid, Vahid e Habib, sconteranno rispettivamente 54 e 27 anni di carcere. I tre fratelli avevano denunciato di avere subito torture in carcere.

Navid  nel 2018 aveva manifestato contro il caro benzina e la repressione politica.  Basata sulla legge del 'qisas' ( il principio della 'vendetta'), la condanna a morte era stata emessa in seguito ad una confessione che poi Afkari aveva ritrattato e di presunti video che avrebbero mostrato l'uccisione del funzionario governativo Hassan Turkman da parte del lottatore. Filmati che secondo il suo legale, Hassan Younesi, non esistono. La madre dei tre ragazzi ha denunciato che i fratelli sono stati costretti a testimoniare gli uni contro gli altri. Secondo la legge del taglione, Navid si sarebbe potuto salvare solo se la famiglia del funzionario lo avesse perdonato e gli avesse permesso di risarcirli in termini economici. Ma questo non è avvenuto. A nulla sono valsi i tantissimi appelli arrivati da ogni parte del mondo per salvare la vita al giovane lottatore. Dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che per Navid aveva chiesto la grazia ("la sua unica colpa è aver protestato in strada contro il governo"), alla World Players Association, che aveva chiesto l'espulsione dell'Iran dalle competizioni sportive internazionali nel caso avesse eseguito la condanna.

La condanna a morte era stata emessa sulla base di una confessione che poi l’uomo aveva ritrattato perché estorta con la tortura, ha detto il suo legale Hassan Younesi. Nei giorni scorsi una campagna social aveva tentato di mobilitarsi per chiedere la revisione della pena capitale di Navid. La notizia ha scosso il mondo sportivo.   Il Comitato olimpico internazionale ha dichiarato di essere "scioccato" dall’impiccagione del giovane lottatore iraniano. Il presidente, Thomas Bach, informa il Cio, aveva fatto "appelli personali diretti alla Guida suprema e al presidente iraniani e ha chiesto pietà per Afkari, nel rispetto della sovranità dell'Iran". “È profondamente sconvolgente che le richieste degli atleti di tutto il mondo e tutto il lavoro dietro le quinte del Cio, insieme al comitato olimpico iraniano, alla United World Wrestling e alla National Iranian Wrestling Federation non abbiano raggiunto l'obiettivo sperato - prosegue una nota del Comitato olimpico -, i nostri pensieri vanno alla famiglia e gli amici di Navid Afkari".

Anche il segretario di Stato Usa Mike Pompeo ha commentato su Twitter l'esecuzione del wrestler iraniano dicendo che "è un atto feroce e crudele. Lo condanniamo nei termini più forti. È un ignobile assalto alla dignità umana, anche in base agli spregevoli standard di questo regime. Le voci del popolo iraniano non saranno messe a tacere”.