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24 Agosto 2020

Allarme obesità post lockdown in Sardegna

Allarme obesità post lockdown in Sardegna: 2 bambini su 10 sono sovrappeso

Due bambini sardi su 10 (21,6%) hanno problemi di sovrappeso e il lockdown lo ha ulteriormente aggravato.

I NUMERI. Ad offrire uno spaccato dei numeri dell’obesità infantile in Sardegna è l’Istituto Nazionale per la Cura della Obesità (INCO): “secondo una indagine regionale che abbiamo effettuato partendo dai dati dell’Assl di Cagliari (effettuati dal sistema di sorveglianza sul sovrappeso e l’obesità nei bambini del ministero della Sanità denominato “Okkio alla salute”) – spiega Manuela Piras, nutrizionista e referente regionale del team multidisciplinare INCO -, in Sardegna lo 0.25% dei bambini risulta in condizioni di obesità grave, il 3,55% risulta obeso, il 17,8% sovrappeso, il 76,1% normopeso e il 2,28% sottopeso. Insomma complessivamente il 21,6% dei nostri bambini presenta un eccesso ponderale che comprende sia sovrappeso che obesità. A livello nazionale i bambini sono tra i più obesi d’Europa, con una maggioranza dei maschi (42% tra obesi e sovrappeso) sulle femmine (38%). Problema che si è aggravato durante il lockdown a causa di una minore attività fisica e una dieta scorretta. Sono numeri da non sottovalutare e da tenere bene in considerazione visto i rischi legati all’obesità e alle alte percentuali di continuare ad esserlo poi in età adulta”.

BAMBINI SARDEGNA

 

OBESI E SOVRAPPESO

 

21,6

obesità grave

0,25%

obesi

3,55%

sovrappeso

17,8%

NORMOPESO

76,1

 

 

SOTTOPESO

2,28

 

 

FONTE. ELABORAZIONI INCO SU DATI OKKIO ALLA SALUTE

LE CAUSE. Sono dovute soprattutto alle abitudini scorrette alimentari e di poca attività fisica: l’8% dei bambini salta la prima colazione; il 33% la fa in modo non adeguato (ossia sbilanciata in termini di carboidrati e proteine); il 53% fa una merenda di metà mattina abbondante. La maggior parte dei bambini non consuma le giuste porzioni di frutta e verdura raccomandate.                              

Dall’altra sono elevati anche i valori dell’inattività fisica e dei comportamenti sedentari: il 34% dei bambini pratica attività sportiva per non più di un’ora a settimana e il 24% fa giochi di movimento per non più di un’ora a settimana. Il 44% ha la TV in camera; il 41% guarda la TV e/o gioca con i videogiochi/tablet/cellulare per più di 2 ore al giorno. Solo un bambino su 4 si reca a scuola a piedi o in bicicletta.

“Purtroppo questi dati evidenziano anche una errata percezione dei genitori dello stato ponderale e dell’attività motoria dei propri figli: tra le madri di bambini in sovrappeso o obesi, il 37% ritiene che il proprio figlio sia sotto-normopeso” sottolinea la nutrizionista Manuela Piras.

LOCDOWN. Tra le varie conseguenze del lockdown c’è anche quello relativo ad un aumento del rischio di obesità infantile a causa di una ridotta attività fisica e una dieta poco corretta. I bambini, infatti, tendevano in media a mangiare un pasto in più al giorno, a dormire in media una mezz’ora in più al giorno e a passare ben cinque ore in più al giorno davanti ad uno schermo, sia quello della TV che quello del computer o dello smartphone. Contemporaneamente si è notato un aumento del consumo di bevande zuccherate e in generale di cibi spazzatura. E, ovviamente, l’attività fisica, rispetto all’anno precedente, è diminuita notevolmente.

“Dopo il lockdown abbiamo registrato – spiega la nutrizionista – sintomi di stress post-traumatico, confusione e rabbia. L'ansia e lo stress hanno portato a mangiare peggio e di più. Per la paura di carenza di cibo le persone hanno acquistato maggiormente alimenti confezionati e di lunga durata piuttosto che alimenti freschi. Ciò ha portato ad un aumento di peso con una riduzione dell'assunzione di preziosi nutrienti presenti in frutta e verdura fresche, tipica nella dieta mediterranea, che contrasta tutte le malattie cardiovascolari. Inoltre, nel lungo periodo, vi è anche la riduzione dell'attività fisica che contribuisce, oltre all'aumento di peso, all'aumento dello stato infiammatorio nell'organismo. Non dimentichiamo che nel 1918, immediatamente dopo la fine dell'epidemia della Spagnola, i decessi causati da eventi cardiovascolari avevano superato quelli per altre cause, inclusa la polmonite sovrapposta. Riconoscere questi effetti collaterali negativi della quarantena è fondamentale per evitare il deprezzamento degli sforzi per il controllo del peso tra i giovani”.

VADEMECUM

* Riservare più tempo alla preparazione dei pasti.

* Dedicare tempo alla prima colazione e, se in casa abitano più persone, farla tutti insieme per condividere questo importante pasto della giornata.

* Aumentare il consumo di quegli alimenti importanti nella nostra dieta, come per esempio vegetali e legumi che a volte, per motivi di tempo, non si preparano spesso.

* Consumare la gran parte dei nutrienti nella prima parte della giornata, abitudine che può aiutare a ingrassare meno e a dormire meglio.

* Evitare di mangiare di corsa cibi poco curati.