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29 Luglio 2020

Giornata della Tigre: Oggi restano appena 3890 individui in 13 paesi

Il bracconaggio contro la tigre si fonda ancora oggi su credenze popolari alimentando un mercato illegale, legato anche alla medicina tradizionale cinese

Il 29 luglio è la Giornata mondiale delle tigri, animali affascinanti in grande pericolo di estinzione. Secondo le stime Wwf ne rimangono appena 3200 esemplari allo stato selvaggio e, se le cose non dovessero cambiare, è possibile che la scomparsa avvenga nel giro di pochissimi anni. 

Splendido felino ma a rischio. Destinati a circhi e zoo Europei o purtroppo ancora peggio utilizzato dopo essere stato allevato alla medicina orientale. Fino allo scorso secolo al mondo si contavano circa 100mila esemplari  oggi il numero di questi bellissimi felini è di circa 3.500 esemplari. Animali forti, nati per essere liberi e muoversi  nel loro habitat: foreste asiatiche,  nella  giungla, dall'Indonesia al Nepal, dalla Malaysia al Bangladesh, dal Buthan alla Thailandia, dalla Siberia all'India e che invece  vengono  rinchiusi in spazi angusti, domati, drogati per divertire quei pochi che ancora non hanno la sensibilità di dire NO  al circo o a quelli  "spettacoli" che non hanno motivo di esistere.   Questi fieri animali dagli occhi tristi, sono costretti a siparietti ridicoli o a fare «bella» mostra di sè dietro a sbarre. Le tigri così vengono catturate e portate via dal loro mondo per essere allevate e costrette a trasporti disumani, sofferenze e droghe.  

Il traffico illegale di questi animali, porta guadagni impensabili  basti penare che le ossa vengono vendute attorno ai 900 euro al Chilo.  In molti mercati orientali, infatti, resistono ancora ingiustificate credenze sui poteri medicamentosi e miracolosi delle parti di questi animali: una superstizione non più accettabile. 

Così si esprime in proposito la LAV – Lega Anti Vivisezione: «il traffico e l’utilizzo di tigri, così come quello degli altri numerosi animali selvatici ed esotici commerciati o trafficati, rappresenta un vero e proprio rischio sanitario per tutti gli abitanti umani e non Europei e del pianeta Terra. Lo stiamo vivendo adesso con il Covid-19 e lo vivremo altre volte in futuro, se l’umanità intera non attua un vero e proprio cambio di prospettiva. Basta quindi alla movimentazione, al commercio, al trasporto, alla ridicolizzazione, quindi all’infinita sofferenza di tutti gli animali, sfruttati per qualsivoglia ragione (circhi, zoo, commercio, traffico, medicina tradizionale, approccio scientista obsoleto, industria alimentare, industria della moda, caccia)!».

Un appello che è diventato anche una petizione già firmata da 56.500 persone e presentata al Ministro dell’Ambiente Sergio Costa.   

L' appello, è quello di non andare al circo e allo zoo e non utilizzare prodotti fatti con parti animali.  A questo proposito la LAV ha redatto il manifesto #noncomeprima contenente proposte per evitare che dopo il Covid si ripercorrano gli stessi errori, stilando una lista di divieti da tenere a mente. Eccoli:

  • Divieto di commercio di animali esotici, sia allevati che catturati in natura.
  • Divieto di riproduzione di animali esotici allevati in cattività.
  • Una politica di repressione del commercio di specie basata sulla
    collaborazione tra Forze di polizia di diversi Paesi membri dell’Unione.
  • Divieto di import di prodotti contenenti derivati di animali esotici e selvatici.
  • Creazione di un registro obbligatorio di tutti gli animali esotici presenti sul
    territorio italiano e dell’Unione Europea.
  • La trasformazione della Convenzione di Washington Cites in un Accordo
    internazionale per il divieto di commercio degli animali per porre fine alla movimentazione di qualsiasi animali selvatico.