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21 Luglio 2020

Da KFC arrivano le crocchette bioniche: addio ai polli, sostituiti da cellule di laboratorio

Ecco la novità della catena americana dopo l’accordo con l’azienda della carne 3D

Alette di pollo piccanti, cosce di pollo, burger di pollo, pollo in tutte le salse e in tutti i modi: questo il vero e unico protagonista di KFC, catena statunitense di fast food diffusa ormai in tutto il mondo. Ma da quest’autunno tutto cambierà.

Infatti, a confermare l’importanza dell’ambiente e l’incremento dell’inquinamento da parte degli allevamenti intensivi arriva proprio KFC, Kentucky Fried Chicken, la regina del pollo fritto che, con una collaborazione con l’azienda russa 3D Bioprinting Solutions rivoluzionerà la sua materia prima: addio polli ma nuggets (crocchette) con carne in 3D.

Già dall’anno scorso KFC aveva cominciato ad adottare politico ecosostenibili, inserendo nei menù americani i prodotti della Beyond Meat, sostituti della carne di origine vegetale. Ma, con la dichiarazione di ieri, la sua posizione diventa netta e le cellule di pollo coltivate in laboratorio diventeranno la materia prima di partenza, testata a Mosca in autunno.

Cosa cambierà? Assolutamente nulla: gusto e aspetto rimarranno gli stessi, grazie al combo segreto di spezie ed erbette. Semplicemente non saranno più utilizzati gli animali degli allevamenti intensivi che, in particolar modo con il pollo, troppo spesso si rivelano essere una delle maggiori cause dell’inquinamento ambientale. Secondo alcuni studi, infatti, con il cosiddetto bioprinting dei nuggets, le emissioni di gas serra conoscerebbero una riduzione di ben 25 volte e il consumo di energia necessario per l’allevamento verrebbe addirittura dimezzato.

KFC si prepara dunque a rivoluzione l’ambito dei fast-food in una precisa ottica sia a livello ambientale che etico. Una decisione che non potrà non essere apprezzata dai vegetariani, ormai il 21 % della popolazione. Una scelta di marketing che potrebbe sia attirare nuovi clienti che rivelarsi vincente senza dipendere più direttamente dagli allevamenti, a volte in difficoltà nel fornire la materia prima.

Gli aspetti positivi sembrano tanti, tantissimi, una vera e propria cesura nel settore delle grandi catene alimentari, ma proprio tutti si sentirebbero di mangiare una carne di laboratorio? Forse, questa soluzione così tecnologica potrebbe rivelarsi compromettente, allontanando una parte della clientela che potrebbe considerare questi prodotti come troppo “artificiali”.

@Grazia Enerina Pisano