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9 Giugno 2020

Le rivolte antirazziste infiammano anche l’Europa

Le manifestazioni per George Floyd segnano l’Inghilterra

Tra sabato e domenica, la mobilitazione civile contro il razzismo ha unito i due mondi. Come un vento inarrestabile dal nuovo continente, le rivolte del movimento Black lives matter (le vite nere contano) sono approdate nel vecchio continente: dall’Inghilterra all’Italia, dalla Francia alla Spagna, in migliaia sono scesi in piazza contro l’omicidio di George Floyd.

Superando l’Oceano, le proteste stanno infiammando le città europee che, come quelle americane, diventano sempre più spesso scenario di azioni razziste. Come l’America, pure l’Europa è oggi stanca delle differenze sempre più accentuate. E, come l’America, anche il vecchio mondo vorrebbe un futuro migliore per i propri figli: una vita in cui bianchi e neri, gialli e marroni possano, finalmente, convivere in pace.

Ma come in America anche in Europa non sono mancati gli scontri con le forze dell’ordine e i gesti estremi: è il caso dell’Inghilterra, dove ieri, a Bristol, alcuni manifestanti del “Black Lives Matter” hanno distrutto la statua bronzea di Edward Colston, un mercante di schiavi che, tra il 1672 e il 1689, si arricchì portando ai Caraibi circa 100mila schiavi dell’Africa Occidentale, marchiati a fuoco con la sigla della sua compagnia RAC (ovvero Royal African Company). Il monumento alto circa 5 metri è stato abbattuto con una semplice corda attorcigliata al collo: un’immagine che richiama alla memoria le rivolte sotto il totalitarismo sovietico, quando la statua del Grade Fratello baffuto veniva frantumata nel 1956 in Ungheria. La stessa rabbia, la stessa voglia di ricominciare da zero. Più volte in questi anni i cittadini avevano richiesto la rimozione di tale monumento ma l’amministrazione si era sempre rivelata contraria. Ebbene, ieri la furia della protesta ha avuto la meglio e il mercante di schiavi che stava lì dal 1895 è stato distrutto. Un gesto forte, potentissimo.

Differente, invece, la sorte toccata al memoriale di Winston Churchill, grandissimo politico e primo ministro inglese nel corso della Seconda Guerra mondiale. “Era un razzista”, questa la scritta scarabocchiata da un gruppo di manifestanti durante le proteste di Londra, a Westminster. Così è stata imbrattata la statua del generale che salvò l’Inghilterra nella sua ora più buia, resistendo ad Hitler e al suo piano di conquista. Un grandissimo stratega che firmò la vittoria dell’Inghilterra nel 1945 ma, stando ai parametri di giudizio contemporanei, con idee fortemente conservatrici. Più volte sprezzante verso indiani e palestinesi, dopo l’arresto del Mahatma Gandhi nel 1942, minacciò di lasciarlo morire in galera qualora avesse nuovamente intrapreso lo sciopero della fame, emblema della propria lotta per l’indipendenza indiana.

Così ieri, da una parte del popolo inglese, sicuramente figli e nipoti della sua generazione, è stato accusato di razzismo. Possibile giudicare un uomo del passato con le lenti del presente?

Negli ultimi tre secoli le manifestazioni e i dissensi sono stati molteplici: dalla Rivoluzione francese del 1789 alle lunghe marce hippie degli anni Sessanta, dai moti popolari del 1848 alle manifestazioni operaie. Presa della Bastiglia, barricate a Milano, occupazione delle fabbriche. Alcune finite in tragedia, altre incoronate dalla libertà. Alcune pacifiche, altre violente. Ma sempre nella speranza di una società migliore.

Questa volta non è diverso: il popolo si è risvegliato, stanco delle disuguaglianze, desideroso di un futuro degno di essere vissuto. Anche questa volta non sono mancate le azioni violente e gli atti radicali.

Ma, tra scontri e manganellate, sono tantissime anche le espressioni di dissenso e le manifestazioni pacifiche: a Parigi sotto la Tour Eiffel, nella stessa Londra, a Bologna e Milano. Dalla penisola britannica, al profondo Sud italiano, un’unica umanità che ha ricordato le proprie vittime: dai morti in mare con la ONG Mediterranea a Federico Aldrovandi e Stefano Cucchi (in Italia).

Tutti uniti in un solo grido di rabbia: “No justice, no peace” (senza giustizia, non ci sarà pace).

@Grazia Enerina Pisano