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13 Maggio 2020

È vero che usiamo solo il 20% del Cervello?

Il film Limitless di Neil Burger si basa sulle potenzialità del cervello. Ma è vero che si può potenziare?

Limitless è un film di fantascienza, ma fa credere alla leggenda che noi esseri umani usiamo veramente solo una parte del nostro cervello. Ma è proprio così? Cosa c’è di vero nella pellicola di Neil Burger? Uscito il 15 aprile del 2011, Limitless è un film diretto da Neil Burger, con protagonisti Bradley Cooper Robert De Niro. La storia è basata sul romanzo di Alan Glynn chiamato Territori oscuri (The Dark Fields) e racconta la storia di Eddie Morra, un giovane scrittore in crisi che decide di provare un nuovo farmaco sperimentale. Da quel momento la sua vita cambierà radicalmente. La pillola, chiamata NZT-48, aumenta le potenzialità del cervello umano in una maniera pressoché sconcertante. Eddie infatti ricorda tutto ciò che ha letto, riesce a scrivere un libro in poche ore e acquisisce capacità di apprendimento e di deduzione arrivando quasi a prevedere il futuro. La pillola in realtà è una droga potentissima che dà assuefazione e che ha pesanti effetti collaterali, fino ad arrivare in alcuni casi anche alla morte.

Quindi usiamo veramente solo il 20% del nostro cervello?

Per quanto sarebbe bello sbloccare aree del nostro cervello gli studi parlano chiaro: noi utilizziamo interamente le nostre funzionalità cerebrali. La leggenda metropolitana per cui gli esseri umani utilizzino solo il 20% (o al massimo il 20%) del potenziale celebrale nasce all’inizio del ‘900. Questa teoria potrebbe essere stata influenzata da un’errata interpretazione di alcuni scritti dello psicologo William James. Nel suo libro del 1908, The Energies of Men.

Anche l’opera, intitolata How to Win Friends and Influence People, divenne un best seller ed è ancora alla base della teoria che ha ispirato film come Limitless, nonostante non abbia alcuna evidenza scientifica. Secondo altre fonti, invece, sarebbe stato Albert Einstein in persona a promuovere questa tesi, anche se non c’è nessuna prova a riguardo.

Ancora oggi molte persone sono convinte di sottoutilizzare le proprie facoltà mentali. Il 65% dell’intera popolazione statunitense crede ancora al mito. Questa credenza fa leva sulla speranza che abbiamo tutti di poter fare qualsiasi cosa applicandoci di più o prendendo una pillola magica. Ma sembra che queste teorie siano state diffuse solo per incrementare la vendita di integratori semi-naturali. Queste sostanze potrebbero anche migliorare un minimo le nostre percezioni ma non aumenterebbero in nessun caso la nostra attività cerebrale.

Il potenziamento cognitivo

Secondo alcuni esperti esistono delle tecniche e dei farmaci che migliorerebbero le nostre prestazioni cognitive. Chiamate anche smart drugs o nootropi, questi farmaci legali sono utilizzati solitamente per la cura di malattie degenerative come l’Alzheimer o il Parkinson. Se somministrate però a persone sane, ottengono un effetto di potenziamento, per lo più leggero e temporaneo.

Uno dei maggiori sostenitori di questi farmaci è John Harris, filosofo e bioeticista inglese dell’Università di Manchester. Nel suo libro Enhancing evolution, Harris spiega come queste sostanze possano portare l’individuo ad auto-migliorarsi superando i limiti naturali imposti dalla natura.

Le smart drugs sarebbero quindi in grado di far ottenere una sorta di “intelligenza fluida”Gli effetti collaterali a lungo termine, però, non sono ancora stati ben individuati e si sa solo che in alcuni casi possono provocare nausea, sbalzi d’umore, mal di testa e ansia.

Per quanto possa sembrare molto interessante l’idea di migliorare le proprie prestazioni grazie a un farmaco o ad un dispositivo, bisogna pensare però che si tratta comunque di trattamenti sintomatici. 

Brain fitness

Esistono inoltre alcune tecniche che si possono attuare senza l’aiuto di pillole.  Il brain fitness è una tecnica che serve a stimolare le funzionalità delle cellule neuronali e dei circuiti cognitivi, evitando di farle invecchiare prima del tempo. Questo serve anche a ritardare eventuali insorgenze di patologie come la demenza senile o l’Alzheimer. In questo caso l’allenamento cerebrale non dipende dalla materia ma dalla passione: infatti lo stimolo del piacere è fondamentale perché aiuta la comprensione. Anche l’utilizzo della tecnologia come computer, tablet o smartphone aumentano le capacità cognitive soprattutto nelle persone più anziane.

@Laura Pace