News

6 Maggio 2020

Il femminicidio di Serramanna non è l'unico durante il lockdown

Marisa Pireddu è stata uccisa dal marito durante il lockdown e il paese proclama lutto cittadino. Ma Marisa non è l'unico caso di femminicidio in questa quarantena.

La quarantena mette a rischio le vittime di violenza. Un allarme che era stato lanciato ad inizio quarantena in tutto il mondo come in Italia. Il caso della Cina infatti inquietava: durante la loro quarantena le violenze domestiche erano aumentate in modo preoccupante. E anche qua in Sardegna è successo lo stesso, come il caso di Marisa Pireddu la donna 51enne uccisa a Serramanna dal marito, che subito dopo ha cercato di togliersi la vita. 

“In questi lunghi giorni di paure, di incertezze, di disagi, abbiamo dovuto apprendere la più dolorosa delle notizie: una nostra concittadina, nella giornata di ieri, è rimasta vittima di femminicidio. Non giustificheremo l’accaduto in nessun modo” sono queste le parole che arrivano del comune di Serramanna che decide di proclamare lutto cittadino per la donna.

I femminicidi sono aumentati quindi, come c’era da preoccuparsi, e anche se il numero d’emergenza non viene utilizzato per paura di essere scoperti dal proprio carnefice, che il più delle volte dorme accanto, si è trovato un modo strategico per chiedere aiuto. La soluzione arriva dalla Spagna. Basterà andare in farmacia e dire semplicemente: «Mascherina 19», in spagnolo “mascarilla 19”. Mentre in Italia si dovrà dire #Mascherina 1522, il nome in codice da noi per denunciare la violenza. Una richiesta normale di questi tempi che però è diventata una parola in codice: vuol dire, aiuto, sono vittima di violenza in casa. 

Una sconfitta per la società quella di Marisa come quella di Alessandra, 47 anni di Milano, o come Lorena, 27 anni di Agrigento, strappate via alla vita dalle mani dello stesso uomo che diceva di amarle. Il problema dove sta quindi? Perché questo non è un caso sporadico, ma sono tanti, troppi, che si ripetano. Macchie nere della nostra società. Una società che continua a non educare i suoi cittadini uomini. E che invece continua a dire alle donne di vestirsi, di coprirsi, di non provocare e di non uscire fuori casa sole. Idee probabilmente malate di certi uomini che pensano che le loro mogli non possano essere autonome sia economicamente che culturalmente e devono essere controllate. Errore nella loro educazione di bambini? Ma le autorità in tutto questo dove sono? A poco servono le iniziative organizzate per l’8 marzo se la piaga della violenza sulle donne dilaga in maniera esponenziale. Le denunce ai centri antiviolenza sono aumentate del 74,5% durante il lockdown; in Messico, in questi ultimi mesi, ogni giorno vengono uccise in media 10 donne.

Intanto il comune di Serramanna dice: “Non giustificheremo l’accaduto in nessun modo, non vi diremo che l’emergenza COVID, oppure la paura di un lavoro che non c’è, possano in qualche modo aiutarci a dare un senso ad un fatto che senso non ha. Sappiamo bene che la violenza in ambito familiare è molto frequente e sapevamo che la convivenza forzata senza nessuna possibilità di fuga avrebbe reso più difficile ogni convivenza. Per questo avevamo pensato di attivare diversi servizi di sostegno psicologico, raggiungibili telefonicamente, ma non intendiamo in nessun modo privare questo fatto di tutta la  gravità e drammaticità che possiede perché per fatti come questo non  esistono giustificazioni e in nessun modo possono essere tollerati. Siamo stati privati di una nostra concittadina amata e stimata, che lascia un figlio nella più totale disperazione. L’Amministrazione Comunale si stringe a lui e alla sua famiglia e proclama il lutto cittadino per il giorno delle esequie”.

@Laura Pace