È passato un secolo da quando un altra grande Pandemia colpì il mondo.
L'epidimia scoppiò negli anni della prima guerra mondiale e la poca igiene, la malnutrizione e la povertà facilitarono il contagio.
L' Epidemia fu chiamata "Influenza spagnola" ma non perchè arrivava dalla Spagna, ma perchè essendo questo paese fuori dalla guerra, non aveva nessuna censura riguardante l' informazione a differenza di altri quotidiani delle nazioni coinvolte. Dalla Spagna quindi arrivò la notizia e tra l'atro lo stesso Re si ammalò di spagnola quindi fu inevitabile darne notizia.
La stampa degli altri paesi nascose la gravità dell' Influenza Spagnola e minimizzò l' epidemia che tra il 1918 e il 1920 uccise circa 50 milioni di persone, tra cui 675.000 negli Stati Uniti. Uccise più della peste del Trecento e più della Grande Guerra, di cui fu in un certo senso la coseguenza.
Mal di testa, dolori muscolari, stanchezza, dolori alla schiena, brividi, tosse secca, febbre con temperatura che superava i 40 ° C per un giorno o due. La malattia durava in media tre, meno spesso cinque o più giorni. La morte di solito si verificava l'ottavo o il nono giorno di malattia, principalmente a causa dell'infezione batterica secondaria.
La caratteristica più sorprendente della pandemia fu il suo tasso di mortalità insolitamente alto tra le persone sane di età compresa tra 15 e 34 anni. Oggi si ritiene che fu diffusa dai soldati americani sbarcati in Europa dal 1917 per prendere parte alla Grande Guerra.
John M. Barry, autore del best seller “La grande influenza” e grande conoscitore della pandemia, ha rilasciato un intervista dove al "The Listening post" parla delle similitudini tra L' influenza spagnola e il Covid-19 e del comportamento sia della politica che della stampa.
La prima accusa è diretta al Presidente Trump per aver nascosto e dato informazioni contradditorie sul Coronavirus agli americani, poi parla della Stampa che nascondendo la notizia: ”Ha fatto in modo che le cose andassero peggio, non dicendo la verità. Per esempio, nella città di Philadelphia era in programma una grande manifestazione e la comunità medica avverti che era meglio cancellare l’evento e la pubblicazione della notizia venne impedita. Quarantotto ore dopo la manifestazione, periodo di incubazione dell’influenza, la malattia esplose. La città fu una delle più duramente colpite in tutto il mondo. In Wisconsin, quando un giornale cercò di dire la verità sulla pandemia, fu avviata una procedura contro l’editore, per aver violato una legge che prevedeva fino a 20 anni di carcere. Questa fu l’iniziale attitudine del governo americano contro chiunque avesse voluto dire la verità" dice John m. Barry, sottolineando l'importanza dell' informazione
Alla domanda su quali furono gli effetti sulla popolazione alla notizia della Spagnola l' autore e studioso risponde: “Quando c’è un elemento di paura e non puoi credere a quello che viene detto, ti puoi solo affidare alle voci che senti in giro, come il peggio di internet oggi. Una delle poche città in cui le autorità dissero la verità fu San Francisco. Sui giornali locali fu pubblicato uno statuto. Metti la mascherina e salva la tua vita adesso, vi era scritto. Andò a finire che le mascherine non aiutarono".
Quattro milioni e mezzo di contagi e 600mila morti su una popolazione di 36 milioni di abitanti, economia colpita, tensioni sociali, tutto a cavallo tra la Grande Guerra e il fascismo. Eppure ne abbiamo pochissima memoria o forse la memoria oggi ai tempi del Coronavirus sta tornando:
«Qui l’epidemia è in aumento continuo, a Desio infierisce non meno che a Milano; basta vedere le tre colonne dei morti della gente per bene nel Corriere per persuadersi qual è la mortalità nei quartieri popolari. Non si sa più dove mettere i bambini orfani di madri ed i cui padri sono al fronte. È un problema trovare ora dei medici. Tutti sono sopraffatti dal lavoro e in fondo nessuno è curato a dovere. Forse anche la grande mortalità è dovuta alla scarsa assistenza sanitaria».
Lettera di Anna Kuliscioff a Filippo Turati, 12 ottobre 1918.
«Per consolarci dall’influenza verdigera, che imperversa sempre più (A Roma 200 morti – anche a Torino è gravissima – alla Camera abbiamo 12 inservienti ammalati e un segretario della Biblioteca morto l’altro giorno; neppure le trincee di libri salvano da questa peste!), si vuole che tra le cagioni che determinano il mollamento tedesco ci sia il grippe, che avrebbe messo a letto 300 mila soldati, e i casi in Germania si conterebbero (pigliala per quel che vale) a 12 milioni».
Lettera di Filippo Turati ad Anna Kuliscioff 13 ottobre 1918.
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