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6 Aprile 2020

Telegram: il network italiano di revenge porn

Su Telegram sono apparse le chat dove oltre 40mila persone ogni giorno incitano allo stupro, al femminicidio e alla pedopornografia.

Mettono in scena il rito collettivo dello stupro virtuale di gruppo. Pubblicano foto delle ex, ma anche pedopornografia, in uno spazio online accessibile a chiunque che può rovinare vita intere. Questa è la storia di ciò che sta capitando nelle chat di Telegram. Dove malati di mente incitano allo stupro al femminicidio e alla pedopornografia. E smettiamola di dire che la colpa è sempre della donna che non si sarebbe dovuta vestire in un certo modo, o pubblicare quella determinata foto. Qua si parla proprio di una educazione che non viene data fin da piccoli dalla società nella quale viviamo a questi esseri, a questi cosiddetti “uomini” che poi uomini non sono. Deve cambiare il modo di pensare e di educare.

21 canali tematici collegati e un volume di conversazioni che si aggira sui 30mila messaggi ogni giorno. Il più grande network italiano di revenge porn è su Telegram, in un’enorme chat accessibile a tutti, contenente foto e video di atti erotici e sessuali pubblicati senza il consenso o la consapevolezza delle vittime e utilizzati per mettere in scena il rito dello stupro virtuale di gruppo.

Scavando nello spazio ospitato dal servizio di messaggistica russo è però possibile ritrovare anche numeri di telefono e recapiti social, richieste esplicite di “rendere la vita impossibile” alle ex partner, possibilmente inviando loro gli stessi scatti intimi di cui hanno perso il controllo. Una spirale perversa, che culmina in alcuni casi nella pubblicazione di materiale pedopornografico: video di minori (talvolta anche di otto-dodici anni) che sarebbero vietati persino dal pur permissivo regolamento interno della piattaforma, e che nella maggior parte dei casi diventano oggetto di trattativa privata. Nelle ultime ore il caso è arrivato all’attenzione degli utenti di Twitter, in seguito alla testimonianza di una ragazza che ha ritrovato per caso alcune sue foto sul gruppo e ha denunciato pubblicamente l’accaduto.

 “Chi ha dodicenni?” esordisce “Ragazzo”, che come quasi tutti i membri del gruppo partecipa alla discussione con un account fake, non collegato a un numero di telefono. “Magari” gli risponde 77gg77, prontamente accontentato da “booh” che digita solo “cercami”. Dove il sottinteso è: accordiamoci in privato.

Mentre il 90% mette merda, io metto una bella tredicenne”, rilancia Amon la mattina seguente, allegando l’immagine di un selfie allo specchio che con tutta evidenza sarebbe dovuto restare privato. Armando annuncia di voler “scambiare pedo”, un utente chiamato “46” lo accontenta e pubblica un video che sembra girato nei bagni di una scuola media. L’anonimato su internet è, in generale, uno strumento prezioso ma su telegram viene visto come una presunta garanzia di impunità totale dietro la quale dar sfogo ai peggiori istinti; in buona sostanza, un modo come un altro per smettere di essere un individuo e perdersi nella logica del branco.

È l’ennesima reincarnazione di un’esperienza collaudata, che si rinnova di ban in ban: il gruppo nasce, raggiunge il picco di utenti e viene infine cancellato da Telegram perché “utilizzato per diffondere contenuti pornografici”, fanno sapere gli amministratori della piattaforma. Ma niente paura, perché un messaggio fissato nella parte superiore della chat reindirizza a un “gruppo di riserva”, quello da ripopolare in caso di cancellazione. Il nuovo contenitore che tramanderà un’eredità condivisa fatta di foto e video privati (o almeno, che tali sarebbero dovuti rimanere).

Ci sono molti adolescenti, qualcuno scrive persino di essere un bambino, così da giustificare il suo interesse per la pedopornografia. I più giovani sono tendenzialmente i più accorti dal punto di vista della privacy, mentre i pochi account con nome, cognome e foto reale appartengono immancabilmente a persone adulte e uomini di mezza età.

Ci sono i padri di famiglia, come Alfonso, che pubblica una foto di sua figlia ricevendo i complimenti del gruppo. “Grz”, risponde lui, e rimanda alla chat privata per ulteriori immagini. O come Joe Goldberg, che nascondendosi dietro lo pseudonimo del protagonista della serie You chiede al gruppo: “Come faccio a stuprare mia figlia senza farla piangere?”, precisando poi l’età dei suoi due figli: 9 anni e 10 anni.

L'altra medaglia atroce della nostra realtà, della nostra società. Un lato della medaglia che fa solamente inorridire e perdere fiducia nel genere umano. Ma quale genere umano poi, questi non possono nemmeno essere considerate persone. Denunciamo sempre queste manifestazioni di violenza, abuso ed orrore. 

@Laura Pace