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12 Febbraio 2020

Rinascono luoghi e oggetti abbandonati

#abandoned colleziona oltre 7 milioni di post ed ่ la tendenza del momento. L'Arte restituisce al vecchio (dall'immobile alla cucina) nuova linfa vitale per rinascere

“Abandonalism”: è una nuova tendenza che sta diventando padrona dei social e conquista un po' tutti. Dal design alla moda, dal turismo alla gastronomia la nuova tendenza è artistica a 360 gradi e tocca tutte le branche.  Si tratta di dare nuova vita alle cose, linfa che sgorga nelle vene di chi – un po' artista – lo fa per passione. L’arte di risvegliare l’anima ad oggetti o immobili abbandonati per dare loro nuova linea e vita, piace e diventa sempre più di tendenza. L’hashtag di riferimento è #abandoned e colleziona milioni di post – oltre 7 -. Si parte da una fabbrica abbandonata, da lì si posta il luogo e chissà chi potrà essere il prossimo acquirente interessato a far risplendere un luogo oramai dimenticato, che potrebbe essere il set, ad esempio, di una sfilata all’avanguardia di uno dei marchi più d’élite. Anche grossi designer della scena internazionale hanno fatto dell'Abandonalism ricerca per le loro opere, tra questi Maurizio Battilossi che nella sua galleria promuove apertamente il trend in crescita:  "La raffinatezza può esserci anche negli oggetti semplici che mostrano i segni del tempo come una lamiera corrosa". Tra i tanti profili Instagram c'è Beautiful Abandoned Places dove si possono ammirare bellissimi luoghi abbandonati seguito da ben 1,6 milioni di follower. Alcuni esempi di location famose e note nate da questo concetto sono: la Tate Modern o la Fondazione Prada.  Anche la gastronomia non è esente da #abandoned, per il gusto di riscoprire piatti della tradizione e affiancarla ai sapori nuovi nel sincretismo della cucina oltremare. Ma l’Abandonalism va in abbinamento al design e all’arredamento, ad esempio non è ultimo il trend di scegliere vecchi edifici, lavanderie, capannoni industriali o ex tipografie per creare un ristorante, che unisca la tradizione all’avanguardia.

 

@Margherita Pusceddu