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11 Febbraio 2020

La ricetta delle Chiacchiere di Carnevale

Chiacchiere, bugie o come si vogliono chiamare in ogni regione d'Italia, sono i dolci più comuni del Carnevale. La ricetta è abbastanza semplice, preparare i dolci di Carnevale può essere un diversivo per il weekend

È tempo di Carnevale e tra maschere, sfilate ed eventi in città, nel fine settimana ci si coccola con i dolci tipici della tradizione. Tra quelli più amati di Carnevale ci sono le chiacchiere, chiamate in diversi modi (bugie, cenci, frappe, crostoli e galani)  ma nonostante i nomi diversi a seconda della regione, gli ingredienti sono sempre gli stessi, spesse volte le più comuni chiacchiere sono confuse con le castagnole che sono invece dei dolci molto più piccoli, di forma sferica, sempre decorati con lo zucchero a velo, morbide dentro e croccanti fuori. La preparazione delle chiacchiere è abbastanza semplice ma richiede attenzione soprattutto per la stesura della pasta: mezzo chilo di farina, 80 grammi di zucchero, sale e lievito setacciato. Ancora, si aggiungono 3 uova medie, che prima dovranno essere sbattute (a parte). La ricetta originale richiede un goccio di liquore (acquavite, vinsanto, brandy e grappa sono quelli più comuni) per insaporire l'impasto. 

Dopo aver amalgamato il tutto si dovrà aggiungere il burro - a temperatura ambiente e morbido - con il baccello di vaniglia. Si dovrà poi, impastare e far riposare l'impasto pronto ma fuori dal frigo coperto rigorosamente dalla pellicola. Passata almeno mezz’ora si passa alla stesura della pasta, passaggio fondamentale ber una buona riuscita. Si divide in quattro parti la pasta e si stende una chiacchiera alla volta per non strapparla, raggiunti i 2 millimetri di spessore bisognerà formare dei rettangoli e da ultimo una piccola regola per non farle gonfiare troppo: si possono praticare uno o due tagli nel mezzo. Per la frittura, friggere i rettangolini di chiacchiere in abbondante olio di semi tra i 150 e i 160 gradi. Immancabile al finale la spolverata di zucchero a velo,  senza non sarebbe lo stesso dolce.

@Margherita Pusceddu