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28 Dicembre 2019

Coltivare cannabis? Non ่ reato

La sentenza della Cassazione ่ stata emessa il 19 dicembre e potrebbe cambiare gli esiti dei futuri processi penali

Coltivare marijuana in casa in piccole quantità e per uso personale non costituisce reato. La sentenza è stata emessa lo scorso 19 dicembre dalle sezioni unite penali della Corte di Cassazione, in riferimento a un ricorso presentato a ottobre. I dettagli e le motivazioni non sono ancora noti, ma la sentenza è comunque una importante per il trattamento giuridico dei casi simili in Italia. Nello specifico la Cassazione ha deliberato quanto segue: «Non costituiscono reato le attività di coltivazione di minime dimensioni svolte in forma domestica. Attività di coltivazione che per le rudimentali tecniche utilizzate, lo scarso numero di piante ed il modesto quantitativo di prodotto ricavabile appaiono destinate in via esclusiva all'uso personale del coltivatore». Il riferimento è alla marijuana coltivata in piccoli vasi e consumata soltanto privatamente. Esistono kit che rendono l’operazione molto semplice, che in certi casi si possono comprare anche su internet.

In passato la Corte Costituzionale si era espressa sulla materia, stabilendo che la coltivazione in casa costituiva un reato. Il principio era che, indipendentemente dalla quantità di piantine e di principio attivo nella marijuana, coltivandola si aumentava la quantità di droga in circolazione e quindi si poteva contribuire al fenomeno dello spaccio. La disparità di trattamento tra il detenere marijuana per uso privato e possedere una o poche piantine, aveva stabilito la Corte, è che nel primo caso la quantità di sostanza stupefacente è determinata, nel secondo no.

Non è chiaro a cosa sia dovuto il recente cambiamento di orientamento della Corte: le motivazioni della decisione dovrebbero aiutare a capire. Anche se le sentenze della Cassazione non hanno di per sé un valore vincolante se non per il procedimento giudiziario per il quale vengono emesse, quelle decise dalle sezioni unite sono molto autorevoli.

@Giulia Onano