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20 Ottobre 2019

Sì alle telecamere a lavoro per fondati motivi

A stabilirlo la Corte Europea dei diritti umani, nella sentenza definitiva emessa il 16 ottobre 2019.

Sì alle telecamere sul posto di lavoro se i datori di lavoro abbiano fondati motivi di ritenere che i dipendenti stiano rubando e soprattutto che le perdite subite siano ingenti. A stabilirlo la Corte Europea dei diritti umani, nella sentenza definitiva emessa il 16 ottobre 2019, che afferma che: l’operazione di videosorveglianza destinata ai dipendenti di un supermercato in Spagna non violava la privacy dei dipendenti che sono stati scoperti – nella fattispecie del caso spagnolo – a rubare e aiutare altri a farlo. La vicenda risale al 2009, un manager di un supermercato spagnolo in provincia di Barcellona sospettava di furti dei suoi dipendenti. Da lì erano partite le sue indagini sul cambio del fatturato nei mesi, l’uomo si era accorto di avere perso circa 82 mila euro in poco tempo. Così, decise di installare delle telecamere con focus sulle casse e sulla porta di uscita. Dopo aver visto le registrazioni aveva avuto la conferma: i dipendenti rubavano e - non solo - erano complici di altri esterni che compivano altri furti. Violazione della privacy. Queste le parole dei dipendenti che avevano a loro volta denunciato i titolari. Pochi giorni fa il verdetto della Grande Camera della Corte di Strasburgo, che in via definitiva ha dato ragione ai titolari spagnoli. Nessuna violazione dei diritti dei lavoratori. Diverse le motivazioni:

1. La video sorveglianza è durata solo dieci giorni.

2. Il mancato preavviso ai dipendenti era fondato dato il sospetto poi confermato delle gravi perdite subite dall’azienda in pochi mesi.

3. Le telecamere erano puntate su due zone aperte al pubblico – non bagni o “stanzini” –.

4. I filmati sono stati visionati da una stretta cerchia di persone per lo scopo poi raggiunto.

 

@Margherita Pusceddu