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10 Luglio 2019

LASCIARE TUTTO E PARTIRE

Quando usciamo dalla nostra "COMFORT ZONE" e scopriamo soluzioni e nuovi mezzi. A "TU PER TU" con Simone Cusimano (A cura di Mariazzurra Lai)

"Ti aspetto
Dove la mia città scompare
E l'orizzonte è verticale "

 

Capita a tutti, più o meno almeno una volta nella vita, di pensare di lasciare tutto, anche seppur "temporaneamente" e cambiare vita. Dimmetterci da quel lavoro che non ci gratifica più e non ci permette di crescere, vendere l'auto, fare le valige, salutare tutti e partire per ricominciare, come disse Cesare Cremonini nella sua canzone "Buon Viaggio". Giovani alla ricerca di nuove occasioni e opportunità, adulti bisognosi di rivalsa e di un futuro più promettente per se stessi e per i propri figli, pensionati stremati da pensioni che più che vivere, dopo una vita di lavoro, li fa inciampare ogni mese sul verbo "sopravvivere". Rimettersi in gioco è un atto di coraggio, bisogna riconoscerlo. Fino a pochi anni fa, l'emigrazione italiana all'estero, era considerata un fenomeno mentre oggi come oggi, è una vera e propria realtà all'ordine del giorno. Non tutti temono di abbandonare tutto e metamorfosare la propria vita, e chi riesce spesso è considerato dalla propria famiglia e amici in quella che definisco “fase embrionale”, una persona senza coscienza e un dissidente. La verità è che il fine giustifica sempre i mezzi e che il tempo, quasi sempre, gli dà ragione. Il viaggio con se stessi conserva il potere innato della percezione e fa anche rima con cambiamento, miglioramento, consapevolezza, progresso, conoscenza. Tutto sta nel fare i primo passo e prendere il via.

 

Oggi, vi racconto, tra le righe di un'intervista, la storia di Simone Cusimano, Dottore in legge nato e cresciuto nella nona città della Sicilia: Caltanissetta. Gli amici lo designano “L'ASSESSORE”, a seguito delle ultime elezioni comunali ove è stato assessore in pectore, sconfitto al ballottaggio. Desidera condividere con me e con tutti la sua esperienza, ovvero lasciare la sua terra d'origine per lavoro, con il lieto epilogo del ritorno a casa a distanza di quattro anni.

 

Buonasera Simone. Quanti anni hai?

36
 

Qual’e’ il motivo che da una realtà come la Sicilia, ti ha portato a trasferirti prima a Milano, Tirana e poi a Cagliari?


Lavoro. Purtroppo le opportunità lavorative da noi mancano e se hai ambizione e vuoi misurarti con aziende di un certo livello sei costretto a trasferirti. Al momento è così. Oggi sono felice di poter lavorare per un’azienda Leader nel settore delle comparazioni OnLine. Il web rappresenta inevitabilmente una grossa fetta delle posizioni lavorative attuali e future. Sono fortemente convinto che uscire di casa, viaggiare e fare esperienze fuori sia fondamentale per la propria crescita culturale e mentale. Personalmente ho avuto la fortuna di cenare e lavorare con un AD, inserito da Forbes nella classifica dei cento manager italiani migliori del 2019, con vari Founder e co-founder di tante startup, e parte di queste esperienze le ho riportate nella mia città. Da qualche anno sono state gettate le basi per una cooperazione tra la mia azienda e realtà locali anche a Caltanissetta e di questo mi sento orgoglioso perché grazie a questa collaborazione si sono create nuove opportunità di lavoro estese anche ad altre città siciliane. C'è ancora tanto lavoro da fare affinché la nostra realtà Nissena possa risultare appetibile in termini di investimenti, ma è già un ottimo inizio.
 

Ti sei sentito accolto nei nuovi paesi?


Posso solo parlare bene di tutte le tre le esperienze. Credo che molto dipenda anche dalla personale percezione e dal nostro pregiudizio, non solo di chi ci accoglie. Il nostro modo di porci ritengo sia fondamentale per una buona integrazione. Poi è chiaro che ci devono essere una serie di congiunture anche indipendenti da noi, ma io non amo gli alibi, in generale, guardo sempre ai fatti.


Quali differenze hai riscontrato da un punto di vista culturale e sociologico?


Devo dire che Milano è la capitale del Melting Pot, dell’Economia. Non manca niente e hai la possibilità di fare tutto, sia da un punto di vista lavorativo che di piacere personale (sport e altro). Cagliari è una città molto simile a Caltanissetta, ma con l’Universita che fa da traino e una classe politica attenta che attrae investitori. Non a caso anche l’azienda per la quale lavoro ha deciso di investire lì. Delle basi sono state gettate anche a Caltanissetta, e di questo sono orgoglioso, ma c’è ancora tanto lavoro da fare affinché la nostra realtà possa risultare appetibile. Tirana merita un capitolo a parte, a distanza di pochi KM nella stessa città puoi trovare la povertà più assoluta da un lato, e lo sfarzo ostentato dall’altro. L’Influenza Italiana è notevole e la respiri proprio. Senti parlare italiano, mangi italiano, incontri centinaia di Italiani. L’Albania è la ventunesima regione d’Italia. E poi ha un primato: l’integrazione religiosa. È normale incontrare coppie di sposi le cui religioni sono completamente diverse senza che questo costituisca alcun ostacolo.


Hai avuto difficoltà di relazione? Se si quali a Tirana? Quali a Milano? Quali sono le problematiche che hai riscontrato?

Nessuna difficoltà, se non un normale periodo di assestamento iniziale.

 

Durante l’inserimento hai avuto supporto da parte di parenti, amici o da referenti lavorativi?

Niente di tutto ciò e per quanto da un lato possa rappresentare un ostacolo, dall’altro è una libertà che ti consente di viverti a pieno le relazioni senza condizionamenti.


Cosa ti è mancato del tuo ambiente di vita dove sei cresciuto?

Gli affetti insostituibili ma anche la solarità e il calore sul quale devo ammettere, siamo quasi insuperabili.

 

Dopo aver vissuto tanti anni fuori dalla Sicilia, come è stato il ritorno?

Meraviglioso. Ho avuto anche l’onore di essere stato designato Assessore, nonostante la sconfitta al ballottaggio. Avrei voluto mettere a disposizione della mia amata terra il Know-how acquisito in questi anni. Il mio rientro a casa è coinciso con notizie poco piacevoli per la mia città, dall’ultimo posto per vivibilità nella classifica stilata dal sole 24 ore a un esodo di 3.091 nisseni (per lo più giovani).
Ovvio che dispiace, ma magari la mia esperienza potrebbe rappresentare anche un segnale di speranza per chi vuole tornare nella propria città. Prima di tutto bisogna crederci e volerlo, poi serve anche un po' di fortuna ma quella è sempre ben accetta.
 


Tornando indietro, rifaresti tutto ciò che hai fatto?

Decisamente, errori compresi.


Sei partito pensando di rientrare oppure è stato un caso voluto e dovuto dal fato, rincasare in una città ove per la qualità della vita, Caltanissetta e fra le ultime posizioni?

Sono partito con la speranza e l’obiettivo di tornare. La fortuna ha voluto che ci riuscissi con la stessa azienda che mi aveva “strappato” a Caltanissetta. Ma questa è un’altra storia.

 

Cosa faresti concretamente per migliorare il contesto in cui vivi? Quali sono le realtà prioritarie che miglioreresti?

Ritengo che serva un cambio di marcia che veda tutti uniti, dai cittadini alla classe politica che deve assumersi la responsabilità di questa posizione della provincia. Risulta fondamentale che i nostri rappresentanti a livello regionale e nazionale, lavorino sodo per ripristinare i collegamenti viari e le infrastrutture in genere, adottare politiche attrattive per imprese private. Dare l’opportunità ai giovani validi di esprimersi rimanendo a casa senza trovarsi costretti a fuggire, attraverso incubatori e investimenti a lungo termine su quelle che sono considerate le nuove professioni. Una valida soluzione è fruire delle “fresche” conoscenze degli universitari che seguono i corsi in città.

 

Raccontami il tuo modo di vedere la politica in generale in Italia e di contro, come la vorresti e faresti?

Mi piace la politica del fare, non quella del dire. La passione nasce dal Liceo quando partecipavo con entusiasmo alle elezioni dei rappresentanti di classe e d’Istituto.
Ho proseguito con la politica universitaria e ho deciso poi di spendermi per la mia città. L’ho sempre fatto e mi viene naturale. Sarà l’amore per la città, la voglia di offrire il mio contributo. Peraltro ho sempre pensato che non serva alcun ruolo per fare Politica con la P maiuscola. E la collaborazione lavorativa tra l’azienda per cui lavoro e realtà nissene credo ne sia la dimostrazione. Indirettamente si creano posti di lavoro con tutto quello che ne consegue. La cosiddetta politica fuori dal palazzo, tra la gente e per la gente. Non ho intenzione di smettere con la Politica, compatibilmente con i miei impegni lavorativi che per me rimangono prioritari. Mi considero, come dovrebbero sentirsi tutti, un ingranaggio della grande macchina di questo sistema e non mi precluderò mai il diritto ma anche il dovere, di offrire sempre la mia posizione e competenza.

 

Che ruolo rivesti allo stato attuale nella tua azienda?

Attualmente rivesto un ruolo di governance, regia e monitoraggio dei KPI aziendali. Devo dire di grossa responsabilità ma molto gratificante e soddisfacente .

 

Nella tua prospettiva di crescita personale e professionale, raccontami il tuo sogno nel cassetto a 360 gradi. Cosa vorresti fare da grande? Come immagini si possa evolvere lo sviluppo anche della tua città ?

Cosa farò da grande non posso saperlo perchè non mi piace etichettare o porre limiti al destino. Sicuramente l’intenzione sarebbe di restare a Caltanissetta soprattutto ora che ho la mia famiglia. Il traguardo più bello della mia vita. La mia ambizione da un punto di vista professionale sarebbe riuscire ad unire i miei studi in ambito legale, alle competenze acquisite nel mondo delle comunicazioni e digitali. Un' idea che mi incuriosisce da qualche tempo.
Sullo sviluppo della mia città, la certezza è che si deve puntare sui giovani. Per riuscire a farlo non c’è altra soluzione se non quella di attrarre investitori e aziende. Come? Sfruttando la centralità del territorio e creando occupazione, poiché diversamente il triste epilogo di tutto, sarà veder trasformata la mia amata terra in un paese per “vecchi”.

 

@MariazzurraLai