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9 Luglio 2019

Tradizioni popolari discusse

Usi e costumi a volte pericolosi

Paese che vai usanza che trovi” un detto che significa tanto: ogni paese ha infatti le sue usanze e non si deve pretendere di cambiarle in base alle proprie. Il viaggio significa anche questo, prendere confidenza con una cultura nuova, compresa la gastronomia, e le tradizioni anche se non ci piacciono, vanno rispettate. Tuttavia ci sono tradizioni straniere che attirano il turista, addirittura a volte si viaggia proprio con il fine di scoprirle e si va in un certo posto in una precisa data dell’anno. Nonostante il rispetto, molte vengono criticate e discusse perché giudicate tradizioni “non sane”. In effetti, alcune sono davvero discutibili e pericolose. Vediamo alcuni esempi:

 

La famosa corsa dei tori (encierro) per la festa di S. Firmino - il santo patrono della città - a Pamplona. L’appuntamento si avvicina e sarà dal 6 al 14 luglio, sono migliaia le persone che partecipano all’evento. In quei giorni ogni anno la città si riempie. Un’usanza tanto unica e attraente quanto pericolosa, infatti i partecipanti rischiano la vita. Ciò che è successo due giorni fa è da esempio. Due uomini hanno subito un trauma cranico dopo essere stati travolti dai tori, un terzo è stato incornato a una gamba con una prognosi meno grave.

 

Sempre in Spagna e sempre con i tori si svolge la altrettanto famosa Corrida. Ogni anno l’evento, atteso da molti e criticato da altrettanti, attira migliaia di turisti da tutto il mondo. Prima il toro veniva sempre ucciso, ora c’è una legge: è vietato uccidere e infliggere ogni tipo di violenza all’animale. La legge è in vigore solo nelle Baleari. In molte regioni ancora rimane l’antica tradizione, che prevede l’atroce, lenta e dolorosa morte del toro.

 

In Italia sono due gli eventi tanto discussi: il carnevale di Ivrea - nella città Metropolitana di Torino - famoso soprattutto per la “battaglia delle arance” antica tradizione medioevale che è rimasta intatta, unica nel suo genere attira ogni anno tantissimi turisti. Il carnevale inizia il 6 gennaio, giorno in cui viene presentato il “Generale” (simbolo dell’autorità municipale) e in cui un corteo si reca alla Cappella dei Tre Re sul Monte per l’offerta dei ceri al Vescovo. Nelle due domeniche precedenti la festa vera e propria, poi, ci sono cerimonie e cortei. la comunità celebra la propria liberazione dalla tirannide. L’episodio da cui trae origine risale al medioevo ed è la rivolta cui diede vita una giovane mugnaia, neo sposa, che rifiutò di sottostare allo jus primae noctis e decapitò il tiranno, scatenando la ribellione popolare. La famosissima Battaglia delle Arance rievoca proprio questa rivolta: il popolo è rappresentato da squadre di aranceri a piedi (circa 4000) che combattono contro i soldati del tiranno posti su 50 carri trainati da cavalli.

 

Altra usanza italiana è il rito dei Vattienti o battenti, che significa flagellanti e si svolge in provincia di Catanzaro, a Nocera Terinese. Si tratta di una vera e propria autoflagellazione. Tradizione pagana che si unisce a quella religiosa nella settimana santa. I protagonisti sono uomini comuni, che in questo particolare periodo, decidono di compiere questo rito perché hanno qualcosa da espiare, per sé stessi o per altri, o che intendono con il loro sacrificio ottenere un voto. I vattienti camminano per il paese e “si battono” prima davanti alla propria casa poi davanti a quella di amici o parenti, nelle chiese fino a raggiungere la statua della Madonna Addolorata. Gli uomini, nel loro giro sono accompagnati da amici e parenti, che bagnano le loro gambe con infusi di vino e aceto, un modo per prevenire infezioni e coaguli e anche per far vedere agli spettatori più sangue di quello che realmente scorre.

 

@Margherita Pusceddu