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11 Ottobre 2018

Stefano Cucchi, carabiniere imputato ammette

Stefano Cucchi, carabiniere imputato ammette il pestaggio al processo e accusa due colleghi. "Colpito in faccia anche quando era per terra"

Colpo di scena all'udienza che vede alla sbarra cinque militari. Francesco Tedesco racconta l'aggressione: "Mi chiesero di mentire". La sorella: "Il muro è crollato". "Bravo Francesco ti sei ripreso la tua dignità" scrive Casamassima, l'appuntato che fece riaprire il processo.

"Fu un'azione combinata - racconta il carabiniere - Cucchi prima iniziò a perdere l'equilibrio per il calcio di D'Alessandro poi ci fu la violenta spinta di Di Bernardo che gli fede perdere
l'equilibrio provocandone una violenta caduta sul bacino. Anche la successiva botta alla testa fu violenta, ricordo di avere sentito il rumore". Il pestaggio sarebbe avvenuto nei locali della compagnia Roma Casilinacchi e Di Bernardo ricominciarono a discutere e iniziarono a insultarsi, per cui Di Bernardo si voltò e colpì Cucchi con un schiaffo violento in pieno volto. Allora D'Alessandro diede un forte calcio a Cucchi con la punta del piede all'altezza dell'ano". Poi la deposizione di Tedesco prosegue: "Nel frattempo io mi ero alzato e avevo detto: ' Basta, finitela, che c.. fate, non vi permettete

Ma Di Bernardo proseguì nell'azione spingendo con violenza Cucchi e provocandone una caduta in terra sul bacino, poi sbattè anche la testa. Fu un'azione combinata". La testimonianza del carabiniere è ricca di dettagli:  "Cucchi prima iniziò a perdere l'equilibrio per il calcio di D'Alessandro, poi ci fu la violenta spinta di Di Bernardo, in senso contrario, che gli fece perdere l'equilibrio provocando una violenta caduta sul bacino.

Anche la successiva botta alla testa fu violenta, ricordo di aver sentito il rumore. Nel frattempo mi alzai, spinsi Di Bernardo ma prima che potessi intervenire, D'Alessandro colpì con un calcio in faccia (o in testa) Cucchi mentre era sdraiato in terra".

Dopo le botte, Stefano -  sarebbe rimasto in silenzio in visibile stato di choc. Nell'interrogatorio di luglio di fronte al pm Francesco Musaro', Tedesco ha raccontato: "Mi avvicinai a Stefano, lo aiutai ad alzarsi e gli chiesi come stesse, lui mi rispose 'sto bene, io sono un pugile' ma si vedeva che era stordito". E ancora, prosegue la deposizione a verbale: "Dopo aver nuovamente diffidato Di Bernardo e D'Alessandro, dicendo loro di stare lontani da Cucchi, con il mio cellulare chiamai il maresciallo Mandolini e gli raccontai quello che era successo".
"Durante il viaggio di ritorno in caserma io e Cucchi eravamo seduti nuovamente dietro - ha proseguito Tedesco - mi sembrava che gli animi si fossero calmati, Cucchi non diceva una parola e in quella occasione mi resi conto che era molto provato e sotto choc: aveva indossato il cappuccio, teneva il capo abbassato e non diceva una parola".

 Non è chiaro, al momento, se negli interrogatori resi davanti al pm, Tedesco abbia ammesso di aver partecipato al pestaggio con i due colleghi, ma quel che è certo è che, per la prima volta, uno degli imputati dichiara che quanto ricostruito dalla procura, a cominciare dal pestaggio del giovane, è realmente accaduto. 
 

Tedesco: "Mi chiesero di mentire, temevo ritorsioni"

"Quando dovevo essere sentito dal pm,  il maresciallo Mandolini (che Tedesco riferisce di aver informato subito dopo il pestaggio di Cucchi ndr) non mi minacciò esplicitamente ma aveva un modo di fare che non mi faceva stare sereno. Mentre ci recavamo a piazzale Clodio, io avevo capito che non potevo dire la verità e gli chiesi cosa avrei dovuto dire al pm anche perché era la prima volta che venivo sentito personalmente da un pm e lui rispose: 'Tu gli devi dire che stava bene, quello che è successo, che stava bene, che non è successo niente....capisci a me, poi ci penso io, non ti preoccupare'". "All'inizio avevo molta paura per la mia carriera - ha fatto mettere a verbale Tedesco -  temevo ritorsioni e sono rimasto zitto per anni, però successivamente sono stato sospeso e mi sono reso conto che il muro si sta sgretolando e diversi colleghi hanno iniziato a dire la verità".